Non immaginava minimamente cosa si sarebbe scatenato di lì a poco a Parigi Raimondo Ciofani, il 50enne originario di Trasacco, trasferitosi 5 anni fa in Francia e residente nel centrale quartiere de Le Marais dove lavora come stilista.
“Stavo rincasando quando ho visto le ambulanze e notato molta confusione, ma all’inizio non mi sono reso conto, abitando in una zona centrale si è abituati spesso a sentire sirene. Dopo pochi minuti, nel crescendo di movimento di mezzi di polizia e di soccorso, mentre le persone cominciavano a defluire disordinatamente, abbiamo capito che stava accadendo qualcosa di grave”.
Questo il racconto di Ciofani di una normalissima serata di novembre trasformatasi nell’11 di settembre di Francia ed Europa; un giorno di ordinaria follia a colpi di kalashnikov che anche i Francesi sono stati costretti a vivere, come le centinaia di inermi civili di Iraq e Siria che ogni giorno convivono con la scelleratezza e la barbarie di terroristi dalle non ben chiare rivendicazioni.
“Sono corso a casa, le comunicazioni funzionavano a singhiozzo, anche internet; penso per le tante persone collegate ma anche per evitare che i gruppi in campo, che non si sapeva quanti fossero, potessero comunicare tra loro. Ho preparato in fretta la valigia”, ha aggiunto lo stilista, che ora lavora per Swarovski, continuando: “Ho trovato un volo mentre ero in macchina e viaggiavo verso l’aeroporto; vi erano agenti ovunque. Un’atmosfera da incubo, di incertezza e di paura opprimeva la città, anche se io non ho avuto paura, ma proprio un’angoscia cupa, profonda. Quello che stava accadendo, che era accaduto era immane, orribile, per le persone uccise e per le conseguenze che portava”.
L’Isis ha rivendicato la strage e ha dichiarato: “Questo è l’inizio della tempesta”.
Si è voluto colpire il laicismo, o forse le nostre radici cristiane, la libertà e ora si mira a Roma a colpi di Twitter e di immaginarie bandiere nere sul Colosseo: non sembra esserci un filo logico a giustificare tanto odio e questa crudeltà senza precedenti.
L’unica costante è l’intento di minare la nostra sicurezza e le nostre abitudini.
“Ero lì anche quando vi è stato l’attacco alla sede di Charlie Hebdo. Quello che è accaduto dopo, a parte i controlli capillari, è stato proprio percepire che nessuno è al sicuro”, ha ricordato Ciofani.
Intanto il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi si è detto vicino alla Francia e ai familiari delle vittime, mentre il Viminale ha innalzato le misure di sicurezza.
“Gli Italiani non sottovalutano niente, noi non sottovalutiamo niente” ha chiarito il Premier, precisando: “Abbiamo intensificato i controlli su tutto il territorio nazionale. Chiedo a tutte le forze politiche di avere il massimo della responsabilità. Questo è il tempo in cui si deve stare uniti. Nel pomeriggio incontrerò i capigruppo di tutte le forze politiche”.