Ci vuole una lunga scuola per essere scorretto come il Premier Matteo Renzi, e il Presidente D’alfonso è sulla buona strada, ma deve ancora “imparare”. Infatti, Luciano D’Alfonso, probabilmente ispirato dalla lettera del suo capo Matteo Renzi agli italiani all’estero, ha mandato una brochure nelle case di tutti gli abruzzesi per pubblicizzare le ragioni del Sì. Ma a differenza di Matteo Renzi, il nostro Governatore D’Abruzzo, si è firmato come Presidente Della Regione Abruzzo e non semplicemente come Luciano D’Alfonso. Quello che non ha tenuto in considerazione è che, ostentando la sua carica in un’operazione di questo genere nel corso della campagna referendaria, ha contravvenuto alle norme che disciplinano la stessa.
Infatti secondo la legge n 28 del 22 febbraio 2000 sulle disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante la campagna elettorali e referendarie, è dichiarato che i rappresentanti delle istituzioni non possono utilizzare la propria carica per fare propaganda, ma possono svolgerla solo a titolo personale. Nell’articolo 9 della norma leggiamo “Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”. Ecco perché il Toscano, furbamente si è solo firmato Matteo Renzi, mentre il nostro Presidente è caduto nello stesso tranello di Narciso volendo sottolineare che lui è Luciano D’Alfonso il Presidente della Regione Abruzzo. Vanto che sembrerebbe contrario alla normativa.
“Abbiamo interpellato gli organi competenti tramite un esposto” commentano i portavoce abruzzesi del M5S “approfittare della propria carica in un momento cruciale per il Paese viola le normative vigenti e probabilmente anche l’etica politica”.
Come se non bastasse nella lettera in questione viene pubblicizzato il sito “La regione dice la Regione Fa” dominio istituzionale della Giunta. Questo probabilmente rappresenta un aggravante della normativa n 28 del 2000, anche su questo chiederemo che chi di dovere applichi i dovuti controlli” spiegano i 5 stelle “e cercheremo di fare luce su chi ha finanziato questa operazione e con quali soldi. Ci auguriamo che, per commettere un’azione, probabilmente illecita, non siano stati usati i soldi dei cittadini abruzzesi.
E’ abbastanza imbarazzante che chi spinge alla modifica della Costituzione faccia fatica a rispettare anche le normative che disciplinano la campagna referendaria” hanno concluso i 5 stelle abruzzesi.