La Primavera meteorologica: il saggio racconto di un “maestro del tempo”

Bentrovati al nuovo approfondimento di Meteorologia.

Esso tratta di una storia già raccontata due anni fa e riproposta su tale giornale online, fondamentale riferimento di informazione abruzzese e in particolare modo marsicana.

Il tempo atmosferico e il periodo equinoziale strettamente annesso alle norme astronomiche: spesso, infatti, si rischia di fraintendere il maggior apporto d’insolazione che tale periodo consente mediante l’accrescimento delle ore del giorno, con le circolazioni atmosferiche che in esso si verificano, facenti capolino a una ciclicità del tempo già avuta in passato, ove all’interno si possono notare, soprattutto per quanto riguarda tale stagione, fasi siccitose e periodi invece particolarmente piovosi e perturbati, nonché Primavere che rispettarono le loro caratteristiche, al cui interno notiamo giornate soleggiate alternate a rapidi guasti del tempo, a volte anche dalle caratteristiche invernali; come se i due Solstizi stessero giocando una partita a scacchi, ove si susseguono una serie di vittorie dell’uno e dell’altro. Tra gli appunti e le carte spuntarono diversi indici climatici, modelli di simulazione dell’atmosfera appartenenti ad epoche passate, dati attuali raccolti dalla mia stazione meteorologica di rilevazione… Come attestare che i fenomeni atmosferici violenti ci sono sempre stati nel lontano passato? E che la Terra è stata senza interruzione vittima dei cambiamenti climatici? E’ solo indispensabile osservare il nome di origine di una delle più famose terre polari del nostro emisfero? Greenland (ossia terra verde); oppure potrebbe essere stato molto utile andare avanti di circa settant’anni?

Ebbene, spesso, quando siamo stati bambini e ragazzi, ricercavamo una macchina del tempo nei film di fantascienza, come se essa stessa nella realtà non esistesse, ma in vero, chiunque di noi penso abbia avuto la fortuna di conoscerla, anche nel suo profondo: le persone anziane sono i nostri grandi e saggi libri aperti del passato, soprattutto perché hanno vissuto più di noi e sono foriere di un bagaglio di cultura, invidiabile osservazione ed esperienza. Nonno Nazareno, nato il 21 Marzo del 1929, si appassiona al tempo atmosferico fin dalla più tenera età, perché, essendo stato un pastore dei pascoli per la sua intera infanzia e adolescenza, dovette farne più volte i conti, per tali motivi è venuto a conoscenza di una serie di detti o proverbi, dei quali, abbinati ad un’amabile studio dell’atmosfera, riesce a certificare la veridicità. Posò la sua mano sul suo bastone e si sedette, iniziò a rispondere alle mie domande e con un timido sguardo fugò l’obiettivo della videocamera, subito strattonò l’altra mia mano, lo guardai, ma dalla sua bocca uscirono solo parole, dai suoi occhi, invece, vidi il riflesso dei suoi tempi: era il Maggio del 1936, racconta, io e il mio Papà scendevamo con il bestiame dalle montagne circostanti di Marano, mio paese d’origine, dalla parte del Monte Velino comparvero improvvisamente una serie di cumulonembi (che noi chiamavamo “gambaloni”) e iniziò a tuonare, fece poche gocce di pioggia, accompagnate da qualche granulo bianco (graupel o neve tonda), poi improvvisamente caddero enormi fiocchi di neve che, per la loro grandezza, denominavamo “sciarpe”. In pochissimo tempo si accumularono circa 10 cm di neve ed io ero preoccupato, Papà mi consolò dicendo che sarebbe uscito il sole e con esso la neve si sarebbe sciolta, infatti, improvvisamente, uscì un caldo sole primaverile che sciolse la neve e fece emergere le “ciammaruche” (lumache)  per via dell’umidità, escono spesso fuori dopo le piogge o una nevicata come tale, tipica di un periodo di transizione, il quale, come disse un famoso meteorologo che ci ha lasciato poco tempo fa, segna il passaggio di un Inverno appena finito e di un’Estate, sostanzialmente non ancora iniziata. Un altro evento che è stato in grado, grazie alla sua gremita memoria, di parlarmi, si è verificato nella Primavera del 1956, successivamente la grande nevicata del mese di Febbraio, ed è stato esso stesso, secondo mio Nonno, ad aiutare lo scioglimento dei cumuli di neve attinenti all’intensa nevicata che la precedette. Più di cinquanta centimetri di neve, infatti, si accumularono sul gelido manto nevoso, aumentando lo scioglimento di quest’ultimo quando i venti di Scirocco accarezzarono l’alba del mattino.

Quando le sue palpebre cominciarono a sbattere, un lampo di luce mi proiettò magicamente alle miti giornate del Gennaio 1956: << Non avevamo gli strumenti che ci sono ora per poter esaminare l’atmosfera, utilizzavamo il calcolo dei crolli e dei rialzi delle temperature direttamente sulla nostra pelle, nessuna escursione termica dominava quelle dolci giornate, capaci di far sbocciare i mandorli e in un breve tempo farli fiorire. Alla fine del mese, delle nubi stratiformi coprirono il cielo, la temperatura scese progressivamente e cominciò a fare freddo, entro la notte aumentò il vento, la nevicata si intensificò e al mattino gli accumuli superarono un metro, ne caddero di più rispetto all’ultima forte nevicata che ho vissuto, avvenuta nel Febbraio 2012, con un’altra differenza, nel ‘ 56 si spalò la neve dalle strade a mano, non ci fu nessun mezzo ad aiutarci come nella comodità della società moderna. Dunque questa dovrebbe essere la conferma per la quale le stagioni di mezzo in meteorologia non sono mai esistite, quindi come può essere che quest’ultime siano cambiate? Anche gli Inverni, ad esempio, sono stati a volte rispettosi delle loro caratteristiche, altri invece no, risultando quasi sempre sfaccettati. Dalle sue risposte, inoltre, emergono dei fatti rilevanti, all’interno della variabilità del tempo avuta nel passato di cui abbiamo appena parlato, vi continua ad essere un’alterazione, resa tale da uno sconvolgimento dell’intera circolazione atmosferica dovuto all’inquinamento indotto principalmente dall’attività umana, il quale, con il passar degli anni, sta avendo delle conseguenze soprattutto sulle calotte polari. In particolar modo, nell’Estate del 2012, l’Oceano Artico si è sciolto più della norma, in futuro esso stesso potrebbe svanire completamente. Tuttavia, la maggior parte della calotta assente, favorisce un minor albedo, quindi una sempre più assente riflessione della radiazione solare, quando, nel nostro emisfero settentrionale, giunge il Solstizio d’Estate; ciò potrebbe provocare un accrescimento delle nubi, del vapore acqueo e dei cristalli di ghiaccio presenti nell’atmosfera. Non solo, a tale fattore si aggiunge la quantità dei gas tossici rilasciati che permettono un anomalo effetto serra, il quale, nel suo stato normale, è generatore della vita sulla Terra, perché funge da equilibratore del sistema temperatura, assorbendo, allo stesso tempo, gran parte della radiazione ultravioletta proveniente dal Sole, dannosa per l’essere umano. In effetti, le precipitazioni, fanno sì che questi gas finiscano nelle acque marine, aumentando la loro acidità e agevolando in questo modo l’estinguersi di molti esseri viventi dell’intero ecosistema. Un interesse più significativo, invece, l’ho attribuito alla Corrente del Golfo, il cui argomento ha avuto un ampissimo spazio nei passati editoriali della rubrica di approfondimento. Il meccanismo termoalino regolatore dell’intera corrente, infatti, non si è bloccato, se si fosse fermato, saremmo caduti in una glaciazione nell’arco di poco tempo. Il flusso oceanico, invece, si è rallentato e abbassato di latitudine, questo perché le acque più fredde e meno salate provenienti dallo scioglimento del pack artico, sono risultate significative là dove quest’ultimo è scomparso maggiormente, ossia intorno alla Groenlandia e, per questi motivi, sono riuscite a raffreddare un’intera fetta dell’Atlantico settentrionale in maniera più incisiva rispetto agli altri oceani comunicanti con il Mar Glaciale Artico. Le acque decisamente più fredde hanno rappresentato e evidenziano tuttora un muro, per il quale le acque calde superficiali, più leggere, delle aree oceaniche equatoriali e tropicali, frenano ancora la loro azione, non smistando adeguatamente acqua calda verso nord e più fredda verso sud, cosicché vi è un riscaldamento degli oceani meridionali ed un raffreddamento dei settori settentrionali, del quale, ripeto, sta risentendo maggiormente l’Atlantico. Essendo l’atmosfera soprastante in grande interazione con i mari, progressivamente in essa viene iniettato calore, cosicché le depressioni facenti parte del Vortice Polare, come la depressione d’Islanda e il Vortice Canadese, scendono verso il basso. In particolar modo, il Vortice d’Islanda e le sue gemelle, si è rovesciato verso i settori più bassi dell’Atlantico, discostando più volte l’Anticiclone delle Azzorre, che in questo modo non è riuscito ad espandersi sul Mediterraneo, né ad effettuare blocchi anticiclonici meno fugaci da consentire decise discese d’aria gelida artica soprattutto verso il Mar Nostrum. In tali dinamiche circolatorie, le perturbazioni di origine atlantica, sostenute da tese correnti occidentali, hanno acquisito una notevole intensità, avendo una traiettoria più sostanziale verso i nostri lidi, sempre con più frequenza al di fuori di contesti stagionali non facenti parte di quest’ultime. Ad esempio, tali venti, trasportano un enorme quantitativo d’aria fresca e instabile durante la stagione estiva, alternandosi a veloci onde di calore di matrice nord-africana, quest’ultimo moto generato dalla circolazione a bilancia, acquisiscono una maggiore energia incontrando aria più calda trainata sia da un promontorio di matrice Subtropicale che originata dall’insolazione estiva, incrementando le correnti verticali ascendenti e discendenti presenti all’interno delle nubi, ecco perché d’Estate non sono esenti fasi molto fresche, dopo un acquazzone tipico della stagione che, quando si verifica è, nella maggior parte delle volte, molto violento ed in grado di provocare allagamenti, dunque alluvioni là dove vi è uno straripamento di un fiume e nubifragi che andrebbero ad aumentare anche nelle nostre zone interne. << Negli ultimi anni, per quanto concerne il nostro territorio marsicano, piove poco e, quando le piogge si verificano, quasi sempre diluvia >>.

 

<< Se dovessi fare una differenza con gli anni 40-50, le Estati sono più fresche a partire dal 2013, ossia dall’ultimo scioglimento anomalo dei ghiacci, mentre gli Inverni risultano a tratti molto miti >>, afferma mio Nonno rispondendo alle svariate domande da me poste. Tutto ciò perché l’intensità delle correnti nord-atlantiche è cresciuta e continuerà ad avere molta influenza su tutte le stagioni, soprattutto in Estate. Le circolazioni a bilancia sono divenute quasi persistenti in Autunno e in Inverno, per via di una carente intensità dello smistamento oceanico (Corrente del Golfo). Seppur il mese di Aprile di quest’anno si sia manifestano in parte molto anticiclonico e a tratti interessato da precipitazioni solo in alcune zone d’Italia, a loro volta dovute ad infiltrazioni d’aria instabile che sono riuscite in parte a destabilizzare la struttura alto pressoria, l’obiettivo dell’alta pressione azzorriana è tuttavia volto a dominare l’Atlantico settentrionale. Tali spostamenti permettono un’alternanza tra periodi perturbati ed altri molto instabili: il suo comportamento è caratteristico di una stagione bizzarra quale la Primavera rispettabile i suoi connotati, seppur tuttavia mostri segni ambigui, consoni ad un’atmosfera stressata dallo stravolgimento combinatorio delle tessere del domino, quando ne cade una, infatti, ne cade anche l’altra e così via, come un fenomeno a catena. Tali rapide ed altalenanti invasioni anticicloniche, non fanno altro che allontanare le grandi perturbazioni dalle latitudini mediterranee, per poi, dopo un breve arco temporale, trasferirle di nuovo dall’Oceano stesso, persistentemente ricolmo di aree perturbate, fino al Mediterraneo e di conseguenza sul nostro stivale, prima che, una nuova circolazione a bilancia riprenda ad instaurarsi sullo scacchiere euro-atlantico, ripristinando un’alternanza tra onde di calore nord-africane e masse d’aria umida e fresca atlantica, le quali, nell’arco di pochissimo tempo, incalzano l’aria caldo-umida presente sui nostri lidi, allo stesso tempo accrescendo la quantità del vapore acqueo e dei cristalli di ghiaccio all’interno delle nubi della perturbazione che, mediante la Forza di Coriolis, andrebbe a traslare verso est, distruggendo il debole campo di alta pressione in quota, noto come Anticiclone nord-africano ed apportando piogge e temporali, a tratti di forte intensità. Nonostante un riscaldamento anomalo delle acque dell’Oceano Pacifico meridionale indichi il fenomeno de El Niño, responsabile di un cambiamento degli assetti circolatori anche del nostro comparto euro-mediterraneo, gli impulsi instabili di matrice nord-atlantica, manifesteranno la loro intensità durante il resto della Primavera e nella stagiona estiva, a volte scambiando periodi più secchi a fasi decisamente fresche e temporalesche, a tratti dai connotati favorevoli all’Autunno. Immaginiamo ora, la persistente comparsa di circolazioni di stampo autunnale in un contesto estivo, ove il calore è notevole dinanzi ad altre stagioni; siccome tutti i fenomeni atmosferici si nutrono di calore, è chiaro che quest’ultimi diventino particolarmente intensi.

Riccardo Cicchetti

 

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