La vita di un soldato. Quante volte mi sono soffermato su di essa… Quante volte ho cercato di immaginarla. Ho cercato di immaginare il modo in cui lui, un soldato, passa le sue giornate. Ho cercato di immaginare il suo modo di agire. Ho cercato perfino di immaginare i suoi pensieri. E, talmente tanto spinto dalla curiosità, ho cercato di immaginare i pensieri delle persone che gli sono vicine: una madre, un padre, fratelli e sorelle, una donna, una moglie, un figlio. Ho provato insistentemente a pensare al fronte, alla paura, al coraggio, alla forza e al dolore.
Ho provato a pensare alle diverse temperature, ai diversi paesaggi; ho provato a pensare alla notte.
La mia insistenza, la mia cocciuta perseveranza di pensiero mi ha condotto, qualsiasi formula mentale io decidessi di scegliere, ad una costante e sicura accezione: il tempo!
Vedete il tempo, cultura popolare vuole, cura ogni cosa. Ebbene sono sicuro che l’unica costante che accompagna un soldato sia il tempo. Il tempo scandito in tutte le sue forme. Il tempo per partire. Il tempo per tornare. Il tempo che separa un ritorno da una nuova partenza e, dunque, il tempo da dedicare ai propri affetti, il tempo da dedicare all’amore, quello da dedicare a se stessi con gli altri; il tempo da dedicare a se stessi con il mondo “normale”. Il tempo per se stessi li, al fronte, quando la vita si spegne e inizia il ricordo, unica benzina per andare avanti, per restare in piedi, per restare in vita in mezzo alla morte. Ecco il tempo che accompagna il soldato genera ricordi e i ricordi, a loro volta, Dio sia lodato, generano nuova linfa, vita! Questo è il mio sillogismo. Da oggi ho smesso di pensare che un soldato sia un uomo, un essere. Oggi lo penso come un’entità riservandogli lo stesso rispetto che ho per il tempo essendone esso la personificazione. Mi indigna che, oggi come oggi, forse, la nostra visione cibernetica del mondo non riservi loro il giusto riconoscimento; non riservi loro il giusto trattamento. Mi indigna pensare che il loro valore, il valore di un’entità, sia riconosciuta da una medaglia. Mi indigna che la vita equivalga a una misera medaglia e che un’esistenza abbia il valore di un numero.
Sono indignato e continuo a pensare. Penso alla vita. Penso al tempo. Penso ai soldati.
Alex Amiconi