Otto anni, tre mesi, ventitre giorni. Tanto è passato dal terremoto de L’Aquila che distrusse la città e la mise in ginocchio. Da quel giorno la città stenta a rialzarsi per diversi motivi, amministrativi e non. Simbolo del terremoto fu la Casa della Studente, che con il crollo portò via con sé sette studenti ed un custode che morirono non per il terremoto, ma per i problemi strutturali dovuti ad una costruzione e ad una ristrutturazione che trasformarono quel palazzo in un’enorme tomba.
Da giorni sono state rimosse tutte le foto e i ricordi delle vittime di quella notte dalle transenne che delimitano il palazzo pericolante. Nella Casa dello Studente c’erano giovani che sono stati rassicurati e ospitati lì, in quella struttura perché ne avevano titolo. Anziché tutelarli, lo Stato Italiano è colpevole della non curanza e della superficialità con la quale non ha protetto i suoi figli, ospitandoli in una propria struttura non a norma. Da lì sono partiti vari processi e ci sono state anche delle condanne, ma non vogliamo porre la lente di ingrandimento sui processi, ma sul fatto che a distanza di otto anni, tre mesi e ventitre giorni, nella serata di ieri è iniziata la demolizione delle rovine della Casa dello Studente. Via XX Settembre sarà chiusa fino a lunedì 31 luglio, dopodiché quando ci ripasseremo lì non ci sarà più l’emblema mediatico della tragedia aquilana.
Da un lato viene da dire “finalmente”, dall’altro però è troppo importante non dimenticare. L’Aquila se vuole tornare una città importante del centro Italia, non può permettersi di nascondere la polvere sotto al tappeto, ma deve ricostruire senza dimenticare. Per andare dove si vuole arrivare, non bisogna mai dimenticare il punto di partenza.
I familiari delle vittime vorrebbero una sorta di Ground Zero proprio dove sorgeva la Casa dello Studente, ma quello che conta oggi a distanza di tempo è che con il cuore e con la mente non si dimentichi cosa ha comportato la scelleratezza umana la notte del 6 aprile 2009 e che dunque non possa più ripetersi una notte simile.
Vincenzo Chiarizia