Maria Rosa Tarquini, per tutti Rosella, è deceduta domenica scorsa 9 febbraio presso l’Hospice dell’Aquila, dove lei stessa aveva scelto di passare gli ultimi giorni. Aveva disposto tutto, Rosella. Aveva lasciato istruzioni precise a suo marito Elio Ferella, ai figli Marta e Mattia. Aveva voluto che solo la sua famiglia e alcune amiche le fossero accanto negli ultimi giorni, vissuti con grande dignità. Lunedì scorso a Paganica le esequie, celebrate nella Chiesa degli Angeli Custodi da don Federico Palmerini che da alcuni mesi Rosella aveva scelto come guida spirituale. Una grande silenziosa folla di parenti, amici, colleghi e compaesani hanno ricolmato la Chiesa e il piazzale antistante per darle l’ultimo saluto. Un’intensa manifestazione di stima, di affetto, di vicinanza alla famiglia. Alla fine della Messa la figlia Marta, anche lei medico come la mamma, ha espresso alcuni pensieri di ricordo e gratitudine, che qui di seguito in sintesi si riportano.
“Vi chiedo scusa già in anticipo. Non ho preparato nessun discorso e spero potrete perdonarmi se la parola mi verrà a mancare, o se scenderà qualche lacrima di troppo. Mia madre era una donna buona. In pratica era destinata a morire presto. Credo che le persone come lei si consumino prima e debbano lasciarci con un certo grado di anticipo. La sua eredità umana e morale sono un pesante fardello. Noi che rimaniamo sappiamo bene di non esserne all’altezza e di essere semplicemente destinati ad un goffo tentativo di emulazione. Vogliatene apprezzare lo sforzo, in modo tale da rivedere un accenno di lei in quel poco che resta di noi. Mamma aveva lasciato disposizioni su tutto. O meglio, quasi tutto. Mancava solo una piccola cosa…il dove. Ho passato le ultime notti della sua vita a tormentarmi per trovare una risposta. Prima della malattia diceva che voleva essere tumulata nel cimitero dell’Aquila. Si era allontanata da questa Terra e sentiva questa Terra altrettanto lontana da lei. La malattia, però, ha cambiato le carte in tavola. Molte antiche amicizie non erano finite, ma soltanto in letargo. E si sono ridestate.
Gli amici d’infanzia, di scuola, gli amici della sua terra si sono stretti attorno a lei e attorno a noi e con loro è arrivato pure l’abbraccio di una Terra che è tornata davvero ad essere la SUA TERRA. Questo lo ha avvertito lei, ma l’ho avvertito pure io che ho dovuto e potuto rispondere a quel DOVE? Non ho fatto in tempo a chiederglielo, ma sono sicura che se avessi potuto, la sua risposta sarebbe stata “QUI”(a Paganica). Io, mio padre, mio fratello, mio zio e mia zia, che sebbene non presente ci è comunque vicina, desideriamo ringraziarvi tutti: i parenti, gli amici dei parenti, i parenti degli amici, il personale medico e paramedico che hanno avuto modo di collaborare con lei, ma pure il personale medico e paramedico che l’hanno presa in cura quando lei diventava la paziente; e poi gli amici della vita passata, quelli della vita recente e infine quelli di una vita intera. Non vogliatemene se ho dimenticato qualcuno. Quanto a me, oltre a ringraziarvi, mi preme farvi un augurio. Vi auguro che, come il suo dolore che è stato anche il nostro dolore, è poi diventato il vostro dolore, allo stesso modo spero che il suo sollievo, che è già il nostro sollievo, diventi pure il vostro sollievo. “
Maria Rosa Tarquini, Rosella, era nata a L’ Aquila il 23 novembre 1956. Dopo la maturità scientifica aveva conseguito la laurea magistrale in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi dell’Aquila. Si era poi specializzata in Radiodiagnostica a Roma presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Durante la sua carriera ha prestato servizio presso l’Ospedale civile di Avezzano, il Policlinico Umberto I di Roma, l’Ospedale di Sant’Omero (Teramo). Infine all’Ospedale di Popoli (Pescara), dove è stata in servizio sino alla diagnosi della malattia. Rosella è stata co-fondatrice dell’Humanitas, un’associazione nata senza fini di lucro con lo scopo di mettere a disposizione del territorio professionisti nel campo medico con un occhio di riguardo per la diagnosi precoce di patologie tumorali.
Marta, che è medico anestesista presso il Reparto di Terapia intensiva del Gemelli Molise SpA di Campobasso, mi fa un’osservazione, quasi un principio che fortemente condivideva con la madre. Spesso, quando si parla di cancro, si tende a parlare di lotta, di guerrieri che combattono una battaglia. Spesso si dice “vince chi lotta di più, chi stringe i denti, chi non sia arrende”. Mi confessa invece Marta: “Chi è dentro questo lavoro, chi lo deve diagnosticare e poi curare, chi poi si trova ad essere dall’altra parte, detesta questa gergalità. Lo trova retorico, oltre che offensivo verso chi non ce la fa. La verità è questa: chi non ce la fa, non perde, muore. Esattamente come chi ce la fa, non vince, ma guarisce”.
Numerose e belle le testimonianze su Rosella, sulla sua cifra di medico, sulla competenza e il rigore professionale, sulla grande umanità. E sull’indole della Persona, schietta e sincera, che rifuggiva dai formalismi e dalle apparenze. Ne è stata prova la dimensione e l’intensità della partecipazione per la sua perdita. Don Federico ha tra l’altro detto, a ragion veduta, che sebbene attraverso il dolore della malattia “Rosella è morta serena e in pace”. La vicinanza e l’affetto verso la famiglia sono stati manifestati ancor più nei giorni successivi. Attraverso queste righe Elio, Marta e Mattia desiderano esprimere, e far giungere a tutti, il loro ringraziamento. La Messa di ottavario per Rosella sarà celebrata a Paganica domenica 16 febbraio, ore 17:30, nella Chiesa degli Angeli Custodi.
Goffredo Palmerini