A sessantacinque anni dal disastroso incendio della miniera di carbone di Bois du Cazier, a Marcinelle in Belgio, in cui persero la vita 262 minatori, di cui 136 erano italiani – di questi 60 erano abruzzesi, 23 di loro provenivano Manoppello per questo considerata “Città Martire” – l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Giorgio De Luca si appresta a commemorare, domenica 8 agosto, le vittime del tragico rogo, il terzo incidente minerario per il numero di morti italiani, dopo quelli negli Stati Uniti del 1907 a Monongah e del 1913 a Dawson.
Le celebrazioni in memoria dei manoppellesi rimasti vittime del fuoco del Bois du Cazier, di tutti gli abruzzesi e dei connazionali che trovarono la morte in quella miniera, nel giorno in cui è stata istituita la “Giornata del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo”, si svolgeranno domenica dalle prime ore del mattino alla sera e vedranno il coinvolgimento dei Comuni di Manoppello, Lettomanoppello e Turrivalignani e di tutte le istituzioni; dai rappresentanti del governo, ai parlamentari, alle autorità regionali e locali, ai sindacati, alle associazioni.
Nel corso della giornata, che vedrà susseguirsi nella mattinata, le cerimonie di commemorazione nelle piazze di Manoppello (ore 8), Lettomanoppello (ore 10) e Turrivalignani (ore 12) con la lettura dei nomi delle vittime di Marcinelle e la deposizione di corone d’alloro; saranno diversi i momenti dedicati alla testimonianza grazie al coinvolgimento delle vedove manoppellesi Maria Di Valerio e Lucia Romasco, che persero giovanissime i loro compagni, minatori in Belgio, dei familiari delle vittime e dell’ex minatore ormai novantenne Aquilino Colasante, originario di Montebello di Bertona, che lavorò nelle miniere di Liegi e che donerà al Comune di Manoppello la lampada da minatore utilizzata fra gli anni cinquanta e sessanta in Belgio.
Nel pomeriggio alle 17 a Manoppello è prevista la visita alla Cappella Vittime di Marcinelle, ospitata nel cimitero comunale nei pressi della Basilica del Volto Santo, mentre alle 17,30 è in programma il convegno “Raccontare Marcinelle, tra passato e futuro” (Sala Convegni, albergo Casa del Pellegrino).
A seguire, alle 21, visita della mostra a cura dell’associazione “Marcinelle per non dimenticare”, nella sede del Centro Studi Marcinelle, in via Roma, nel centro storico di Manoppello. La giornata celebrativa si concluderà in piazza Marcinelle con la musica d’autore e il concerto del Maurizio Di Fulvio Trio.
Al convegno, organizzato dai Comuni di Manoppello, Lettomanoppello e Turrivalignani, saranno presenti, con i sindaci Giorgio De Luca, Simone Romano D’Alfonso e Giovanni Placido; Alessandra Sartore (Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze), Carlo Sibilia (Sottosegretario del Ministero dell’Interno), Luciano D’Alfonso (Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato della Repubblica), Daniela Torto (Deputato della Repubblica), Marco Marsilio (Presidente della Regione Abruzzo), Lorenzo Sospiri (Presidente del Consiglio Regionale), Giancarlo Di Vincenzo (Prefetto di Pescara), Luigi Liguori (Questore di Pescara), Antonio Zaffiri (Presidente della Provincia di Pescara), Stefano Trinchese (Prorettore dell’Univesità ‘G.D’Annunzio), i presidenti delle Associazioni “Marcinelle per non dimenticare” e “Minatori vittime del Bois du Casier-Marcinelle” Davide Castellucci e Nino Domenico Di Pietrantonio. Saranno chiamati a relazionare Roberto Melchiorre, autore del volume “I segreti di nonno Nick” e la giornalista Paola Cecchini, autrice di “Fumo nero”, studio patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero degli Italiani nel Mondo, presentato al Parlamento Europeo di Bruxelles che ricostruisce due eventi importanti per la storia dell’emigrazione italiana in Belgio: il cinquantenario della tragedia mineraria del Bois du Cazier a Marcinelle (8 agosto 1956) e il sessantenario della stipula del Protocollo italo-belga (23 giugno 1946), passato alla storia come “accordo uomo-carbone”. A coordinare l’incontro, Geremia Mancini, già sindacalista e studioso di emigrazione.
“A 65 anni da quella che è comunemente riconosciuta come la catastrofe per antonomasia degli italiani all’estero siamo, come ogni anno trascorso da allora, a commemorare le vittime. Lo facciamo con convinzione e rispetto, unendoci tra amministrazioni locali, istituzioni ed attori sociali - ha spiegato il sindaco di Manoppello Giorgio De Luca – Non fu la prima né l’ultima tragedia sul lavoro, ma rappresenta uno dei tasselli più dolorosi del variegato mosaico della migrazione italiana nel mondo, quando la vita umana valeva meno del carbone. L’incendio nella miniera di Marcinelle, avvenuto l’8 agosto 1956 – nel quale morirono 262 lavoratori di dodici diverse nazionalità, non costituì solo l’ennesimo tributo di migranti allo sviluppo economico europeo, ma anche il momento più drammatico di un’intera epopea migratoria”.
*******Cosa accadde 65 anni fa in Belgio********
Una delle più gravi tragedie minerarie della storia si verificò l’8 agosto 1956, nella miniera di carbone di Bois du Cazier (appena fuori la cittadina belga di Marcinelle) dove si sviluppò un incendio che causò una strage. 262 minatori morirono, per le ustioni, il fumo e i gas tossici. 136 erano italiani.
Erano le 8 e 10 dell’8 agosto 1956 quando le scintille causate dal corto circuito fecero incendiare 800 litri di olio in polvere e le strutture in legno del pozzo. L’incendio si estese alle gallerie superiori, mentre sotto, a 1.035 metri sottoterra, i minatori venivano soffocati dal fumo. Solo sette operai riuscirono a risalire. In totale si salvarono in 12. Il 22 agosto, dopo due settimane di ricerche, mentre una fumata nera e acre continuava a uscire dal pozzo sinistrato, uno dei soccorritori che tornava dalle viscere della miniera non poté che lanciare un grido di orrore: «Tutti cadaveri!».
In ricordo della tragedia, oggi la miniera Bois du Cazier è patrimonio Unesco.
La tragedia della miniera di carbone di Marcinelle è soprattutto una tragedia degli italiani immigrati in Belgio nel dopoguerra.
Tra il 1946 e il 1956 più di 140mila italiani varcarono le Alpi per andare a lavorare nelle miniere di carbone della Vallonia. Era il prezzo di un accordo tra Italia e Belgio che prevedeva un gigantesco baratto: l’Italia doveva inviare in Belgio 2mila uomini a settimana e, in cambio dell’afflusso di braccia, Bruxelles si impegnava a fornire a Roma 200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore.
Il nostro Paese a quell’epoca soffriva ancora degli strascichi della guerra: 2 milioni di disoccupati e grandi zone ridotte in miseria. Nella parte francofona del Belgio, invece, la mancanza di manodopera nelle miniere di carbone frenava la produzione. Così si arrivò al durissimo accordo italo-belga.