Nella giornata di domenica e in particolare modo tra domenica e lunedì, un’intensa perturbazione nord-atlantica, attraverso annuvolamenti a partire dai settori tirrenici in estensione a tutto l’Abruzzo e in special modo alla Marsica farà sì che, i moti ascensionali, rimescolino l’aria, consentendo rovesci di pioggia o temporali, localmente anche di forte intensità o a carattere di nubifragio lungo il medio-basso Tirreno e su parte dell’Italia nord-occidentale. Ci sarà un sensibile abbassamento sia delle temperature massime che minime, per via dei freddi venti di Maestrale che porteranno qualche spruzzata di neve a quote di alta montagna.
Le caratteristiche geografico/morfologiche del Fucino che, come tutti sanno, fino al prosciugamento da parte del Principe Torlonia, era un lago, ne conferiscono un accumulo di nebbia in situazioni di alta pressione o subito dopo il transito di una perturbazione atlantica o in caso di infiltrazioni umide di origine atlantica che iniettano molta umidità attraverso le piogge e con il successivo riaffermarsi dell’alta pressione, in grado di innescare il ristagno d’aria umida e fredda nei bassi strati. In questi casi, essendo la Piana del Fucino un altopiano, tale aria fredda viene dai pendii delle montagne che, circondandolo, irraggiano ossia perdono calore molto velocemente d’Autunno e d’Inverno, quando le ore di luce sono minori e sono più soggetti ad irraggiamento, non solo notturno: come potete notare nell’immagine dell’editoriale, nelle zone montuose della nostra penisola, la nebbia è più frequente ad alta quota se si tratta di nebbia frontale, mentre è molto presente nei bassi strati, ossia nelle aree vallive o nelle conche (Valli), in caso di un anticiclone ben stazionario, quale l’Anticiclone delle Azzorre. Il fenomeno atmosferico si verifica maggiormente durante l’Autunno e l’Inverno, quando lo stesso Equinozio e lo stesso Solstizio, ripeto, consentono minori ore di luce e un’insolazione più debole, nonché il precedente transito di un sistema perturbato, è un altro fattore che favorisce un importante raffreddamento dei pendii delle montagne.
A causa della scarsa dinamicità dell’atmosfera interessata, l’aria fredda delle pendici, essendo più pesante, tende a scendere a valle, facendo sì che l’aria più mite presente al suolo salga verso l’alto, innescando l’inversione termica fino ad una determinata quota. Si crea dunque l’evaporazione e la condensazione del vapore acqueo in minutissime goccioline in vallata, la cosiddetta nebbia, la quale, come detto, tende ad intrappolare lo smog perché ne è composta maggiormente nelle grandi aree urbane tramite i nuclei di condensazione, diversamente se ci fosse stata alta dinamicità dell’aria e dunque una bassa pressione, con un incremento della risalita d’aria più umida verso l’alto, dunque un maggiore rimescolamento e un dissolvimento delle nebbie che spesso sono indice di freddo-umido nei bassi strati. ristagnante e di scarso rimescolamento, che ne aumentano la presenza e fanno sì che, la scarsa visibilità, aumenti il rischio di incidenti automobilistici e di furti, poiché i ladri possono raggirarsi rapidamente in essa. La nebbia nel Fucino possa trasformarsi in nubi basse, quando un leggero riscaldamento della colonnina d’aria o il passaggio di un sistema nuvoloso debole, nonché il minore moto ascensionale, fa sì che essa si innalzi, permettendo la genesi di nubi basse grigiastre e recanti deboli precipitazioni o, d’Inverno, quando le temperature sono al di sotto dello zero, per via della permanenza della nebbie e dunque il suo ristagno che gli permette di salire di quota e di espandersi alle aree limitrofe, si genera la galaverna o anche calaverna (nebbia congelatesi).
Grazie per l’attenzione.
Riccardo Cicchetti