Dal prossimo anno si potrà andare in pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia con 43 anni e tre mesi di contributi (42 anni e tre mesi per le donne). Entreranno in vigore dal 1° gennaio 2019 le novità comunicate dall’INPS in tema di adeguamento dell’età pensionabile al terzo aggiornamento ISTAT delle speranze di vita. Novità che comporteranno una maggiore permanenza, di 5 mesi, nel mercato del lavoro da parte dei lavoratori prima di poter avere diritto alla pensione nel biennio 2019-2020.E’ il terzo adeguamento alle spettanze di vita dall’entrata in vigore della Legge Fornero, che andrà ad interessare tutti i requisiti per il conseguimento delle prestazioni pensionistiche, a partire dalle pensioni anticipata e di vecchiaia. Dal 1° gennaio 2019, i requisiti per l’accesso alle prestazioni pensionistiche diventano:
- per la pensione anticipata, 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi di contributi per donne pari, rispettivamente, a 2249 settimane e a 2197 settimane di versamenti, contro i 42 anni e 10 mesi e 41 anni e 10 mesi previsti attualmente;
- per i lavoratori precoci di cui all’articolo 1, co. 199 della legge 232/2016, 41 anni e 5 mesi di contributi (2154 settimane) contro i 41 anni attuali;
- per la pensione di vecchiaia, saranno necessari 20 anni di contributi e 67 anni di età sia per gli uomini che per le donne, contro gli attuali 66 anni e 7 mesi;
- per la totalizzazione di anzianità (Dlgs 42/2006), dal 2019, saranno necessari 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, oppure 66 anni per la prestazione di Il tutto fermo il criterio delle finestre mobili pari a 21 mesi per la totalizzazione di anzianità e di 18 mesi per quella di vecchiaia;
- per il conseguimento dell’assegno sociale si passa dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni.
L’INPS aggiunge che per ottenere la pensione di vecchiaia, nel periodo 1° gennaio 2019 – 31 dicembre 2020, bisognerà avere almeno 67 anni di età. In alcuni casi il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione si alzerà addirittura a 71 anni.
Si torna nel frattempo a parlare di abolizione della riforma Fornero, uno dei cavalli di battaglia della Lega Nor. Carlo Cottarelli, l’ex commissario alla spending review, nel corso di un’intervista a Gianni Minoli ha sottolineato: “Abolire la legge Fornero ci costerebbe per i primi anni almeno 15 di miliardi l’anno. Bisognerebbe trovare le coperture, ma non è facile (…) poi dipende naturalmente da come si scrivono i provvedimenti e si possono sempre trovare le coperture. Il debito non deve essere ripagato, deve scendere rispetto al Pil. Se il rapporto tra debito e Pil scende, bisogna evitare il numeratore cioè che aumenti il debito. Non si può fare aumentando il deficit sperando che questo faccia crescere l’economia. Bisogna che il Pil cresca, perché si fanno riforme strutturali”.