LE PAROLE HANNO UN SIGNIFICATO E UN PESO.
DEMOCRATICHE: FESTIVAL DI SAN REMO, NO A CHI NELLE PROPRIE CANZONI INNEGGIA
ALLO STUPRO
Le donne hanno diritto al rispetto, in ogni ambito. Principio che parrebbe
scontato ma che ha invece bisogno di essere ribadito sempre più spesso, a
fronte di una regressione culturale che sembra non conoscere limiti. Dopo la
dichiarazione dei giorni scorsi da parte del conduttore del Festival di San
Remo, con parole fortemente impregnate di una non più tollerabile dis-cultura
patriarcale, un’altra “chicca”, questa violentissima e ancor più ferocemente
misogina, giunge dalla kermesse canora sanremese: la partecipazione di un
cantante che ha nel suo “repertorio” testi chiaramente inneggianti allo stupro,
alla violenza contro le donne, al femminicidio. Testi orribili.
Si è quindi, con urgenza, provveduto all’invio di una mail a [email protected] e a [email protected] ,
denunciando una condizione inaccettabile e una regressione culturale
intollerabile. Questo il contenuto inviato:
“Inaccettabile la partecipazione ad una manifestazione canora, seguita da
milioni di telespettatori delle reti pubbliche, qual è quella del Festival di
San Remo, di Junior Cally, un rapper per ragazzini/e che ha nel suo repertorio
canzoni contenenti frasi come queste:
«Lei si chiama Gioia, beve poi ingoia.
Balla mezza nuda, dopo te la da.
Si chiama Gioia, perché fa la tr*ia, sì, per la gioia di mamma e papà».
«Questa non sa cosa dice. Porca tro*a, quanto ca**o chiacchera? L’ho ammazzata,
le ho strappato la borsa. C’ho rivestito la maschera».
«state buoni, a queste donne alzo minigonne»;
«me la chi*vo di brutto mentre legge Nietzche»;
«ci scopi*mo Giusy Ferreri [la cantante ndr]»;
«lo sai che fotti*mo Greta Menchi [una influencer, ndr];
«lo sai voglio fott*re con la Canalis [la conduttrice ndr]»;
«queste put**ne con le Lelly Kelly non sanno che fott*no con Junior Cally»
Frasi orribili, chiaramente istiganti alla violenza sessuale sulle donne e al
femminicidio.
Gravissimo che un’azienda pubblica qual è la RAI ritenga di dover dare spazio a
chi nelle sue “canzoni” include testi ignobili, veri e propri inni all’odio
contro le donne. La Rai, azienda pubblica, ha il dovere di svolgere un ruolo
forte, determinato, costante, nel contrastare la violenza di cui le donne sono
vittime, per l’affermazione della cultura del rispetto, della civiltà.
Concedere spazi e visibilità a chi canta testi che istigano allo stupro sarebbe
decisione gravissima, indegna. Le parole hanno un peso, un significato, e non
possono nascondersi dietro un vile e improponibile principio di “creatività”
dell’artista. Quelle parole pesano come macigni, sono lame affilate che
istigano all’odio di genere, all’inciviltà.
Onorevole Stefania Pezzopane
Gilda Panella
coordinatrice provinciale Democratiche