In Afghanistan, in queste ore, si sta consumando una tragedia immane.
Un intero popolo in fuga, a seguito del ritorno dei talebani.
Le donne e le bambine afghane sono in reale pericolo: i talebani usano lo stupro quale arma di guerra, le bambine sono date in”spose” ai “guerrieri”.
Un orrore senza fine che si svolge sotto gli occhi di una comunità internazionale che appare inebetita, capace soltanto di ammettere finora il fallimento di una guerra ventennale, oramai sotto i nostri occhi.
Il terrore che il ritorno dei talebani ha scatenato è raccontato da episodi che le cronache riprendono e riportano. L’aeroporto di Kabul preso d’assalto, lunghe file di persone in fuga, la disperazione di un popolo in balia di una storia ingiusta e violentissima.
Per evitare persecuzioni e ritorsioni contro le donne che vi si erano rivolte per accedere al progetto Jamila, un progetto di microimprenditoria dedicato alle donne, la Fondazione Pangea Onlus ha proceduto alla distruzione dei documenti.
Il lavoro di 20 anni, nomi, storie e tanta vita. Tutto bruciato perché nulla possa mettere a rischio la vita delle decine di migliaia di donne e bambini che la Fondazione italiana ha aiutato e sta aiutando.
La Rete 8 Marzo chiede a gran voce che il nostro Paese, l’Unione Europea e le Nazioni Unite si attivino immediatamente per l’apertura di corridoi umanitari per la salvezza di un intero popolo che, innocente, è chiamato a subire le scelte scellerate dei “potenti” del mondo. Le donne, le bambine e i bambini sono ancora una volta destinate/i a pagare un prezzo altissimo.
Non possiamo restare indifferenti a tanta disperazione. Ogni Paese può e deve aprire le proprie porte per prestare soccorso e accogliere le persone in fuga.
La coscienza e l’umanità non possono essere ostaggi dell’indifferenza.
Dobbiamo agire, subito!
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