SECONDO L’ISTITUTO DI RICERCA EINAUDI, I CONTAGI, IN ABRUZZO, DI COVID-19 DOVREBBERO TERMINARE ENTRO L’11 APRILE

Quando finirà l’incubo dei contagi da Covid 19? È la domanda che tutti noi ci poniamo ogni giorno di fronte al conteggio dei dati della Protezione Civile, quando si sente parlare della “curva” dei contagi, del “picco” dei positivi e della necessità di aiutare il sistema sanitario con misure in grado di “abbassare la curva”, come la quarantena che stiamo vivendo nelle nostre case o la risposta più o meno adeguata delle nostre azienda sanitarie locali.A provare a dare una risposta alla domanda delle domande, cioè “quale sarà il giorno Zero Contagi?”, ci sta provando l’EIEF, L’Einaudi Institute for Economics and Finance, che ha messo insieme un gruppo internazionale di ricercatori, statistici e professori universitari. La previsione viene offerta anche Regione per Regione, in base ai dati disponibili e più aggiornati, sempre forniti quotidianamente dalla Protezione Civile. Per l’Abruzzo la data approssimativa per l’azzeramento dei contagi (sulla base dei dati del 29 marzo) è prevista per l’11  di Aprile. Per la Lombadia, la regione più colpita, è prevista per il 22 aprile. Per la Toscana, la regione al momento messa peggio nella risposta all’emergenza Coronavirus, è prevista per il 5 maggio.

Per l’Abruzzo però la previsione è ancor più aleatoria: secondo i dati aggiornati al 29 marzo, infatti, non c’è ancora un numero sufficiente di casi per perfezionare al meglio le previsioni della curva dei contagi. Infatti tra le venti regioni, non compare tra quelle più facilmente analizzabili come Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia e Veneto.

L’intervallo di oltre dieci giorni fra l’ipotesi più ottimistica (5 maggio) e quella più lontana nel tempo (16 maggio) per l’azzeramento dei contagi dipende dai metodi di calcolo prescelti: nel primo caso si valutano i valori mediani – quelli al centro della distribuzione delle probabilità fra le evenienze peggiori e migliori – mentre nel secondo caso si prendono in considerazione anche eventuali valori estremi e fuori dalla norma delle prossime settimane.

L’autore Franco Peracchi nel suo studio formula alcune alcune avvertenze sulla qualità dei dati, che valgono a maggior ragione per l’Abruzzo (non inserito tra le Regioni con numero significativo di dati). «Va notato che il numero dei casi in questo momento non è pari al numero degli abitanti del Paese attualmente infettati, ma solo a quello di coloro che sono risultati positivi al test. La quantità di persone attualmente infettate è probabilmente maggiore di un intero ordine di grandezza». «Inoltre, la proporzione fra i casi positivi e il numero di persone infettate in ogni momento dato non va considerata costante, perché i criteri e l’intensità dei test variano nel tempo e fra regioni».

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