Molte le leggende della zona, molte vere, molte raccontate e molte ancora ignote, per la maggior parte ad Ovidio, il più illustre figlio di Sulmona. Una di queste vuole che il poeta fosse perdutamente innamorato di una bella fanciulla che aveva un cuore freddo come il ghiaccio e duro come il diamante. Non riuscendo a conquistarla, si lasciava vivere nella speranza che un giorno, in un modo o nell’altro, sarebbe scoccato il colpo di fulmine. Fu così che abbandonò la casa paterna e si rifugiò nel bosco di Angizia dove, studiando giorno e notte, imparò le arti magiche. Finalmente poteva conquistare la fanciulla. Per offrirle doni preziosi cominciò a servirsi dei suoi incantesimi abbindolando gli onesti abitanti della vallata. Accumulò dunque grandi ricchezze, terrorizzando e maltrattando la popolazione locale. Il re, sdegnato e irritato di ciò, lo relegò in un paese lontano, dove la solitudine e la povertà lo riportarono a prendere la retta via.
Un’altra famosa storia legata a Sulmona, riguarda San Panfilo, il protettore della città. La leggenda popolare racconta che egli da fanciullo era in contrasto con il padre: si era convertito al cristianesimo mentre il padre era pagano. L’atteggiamento del figlio irritò ovviamente il vecchio genitore che un giorno, in una crisi di follia, concepì un progetto sanguinario. Ordinò a Panfilo di salire sopra un carro e di scendere da Pacile fino alla valle del fiume Gizio. In questo punto la montagna era molto ripida e il ragazzo sarebbe precipitato con il carro. Invece, con l’aiuto degli angeli, miracolosamente gli zoccoli dei buoi e le ruote del carro affondarono nella roccia, in modo che Panfilo poté scendere lentamente a valle. Sui fianchi del monte, si racconta, ancora oggi si scorgono le orme dei buoi e le scanalature prodotte dal passaggio del carro.
( a cura di Cicchetti Ivan)