SALUTE, INESTETISMI, LE MILLE FONTI DEL TARASACCO
I benefici del tarassaco sono davvero tanti.
Il taràssaco comune è una pianta a fiore appartenente alla famiglia delle Asteracee. L’epiteto specifico, officinale, ne indica le virtù medicamentose, note fin dall’antichità e sfruttate con l’utilizzo delle sue radici e foglie Per cominciare è un’ottima insalata, dal gradevole gusto amarognolo. È un peccato che il sapore amaro non piaccia a tutti, visti i numerosi vantaggi per la salute. Tra le sostanze amare presenti nel tarassaco c’è la tarassicina, che stimola la diuresi facendo meritare alla pianta il soprannome di “piscialletto”.
È questa solo una delle azioni depurative svolte dal nostro protagonista, che sempre grazie alle sostanze amare agisce sul funzionamento del fegato, aiutando quest’organo a smaltire le scorie e favorendo la produzione di una bile fluida – a tutto vantaggio del benessere intestinale, perché si ha un’azione regolatrice sulle evacuazioni.
Drenante e depurativo, il tarassaco arriva proprio alla fine dell’inverno, quando abbiamo maggiormente bisogno di disintossicarci e di eliminare l’odiosa cellulite (in questo caso sarà più utile assumere la pianta sotto forma di decotto). E non finisce qui! Stimolando il pancreas a produrre insulina, il dente di leone può aiutare a mantenere una corretta glicemia, prevenendo il diabete.
Altri componenti del tarassaco la dicono lunga sul suo valore. Le sue buone foglie contengono infatti fibra, che aiuta a mantenere basso il colesterolo e ha un’azione lassativa, oltre a un bell’assortimento di vitamine e minerali. Fra le prime ricordiamo alfa – e betacarotene, luteina e zeaxantina (tutti antiossidanti utili per la vista), alcune vitamine del gruppo B e la K.
L’elenco dei minerali comprende:
- calcio (importante per il benessere delle ossa)
- ferro (da qui l’azione antianemica della nostra pianticella)
- potassio
- selenio
- sodio
- zinco.
Non va poi dimenticata l’inulina, digestiva, lassativa, amica del fegato e della flora intestinale buona.
Per un effetto più incisivo, il tarassaco può essere utilizzato sotto forma di tintura madre, decotto o estratto secco, rispettando le indicazioni dell’erborista. Infatti ci sono anche delle controindicazioni: non è adatto in gravidanza e durante l’allattamento , non va usato in caso di iperacidità gastrica o ulcera allo stomaco; inoltre interagisce con alcuni farmaci.
Le foglie tenere sono ottime crude, mentre i bocci dei fiori ancora ben chiusi sono squisiti sottaceto e gustati come i capperi. Le foglie più vecchie, che sono anche più amare, possono essere stufate in padella con olive e pinoli oppure mescolate con spinaci o bietole; sono ottime anche nei ripieni. I fiori sono buoni nelle insalate mentre la radice, che si raccoglie in autunno, può essere torrefatta e usata come surrogato del caffè. L’uso alimentare è meno problematico di quello erboristico, tuttavia chi soffre di acidità gastrica o reflusso gastroesofageo non deve esagerare con il tarassaco.
Vellutata di tarassaco
- 200 g di foglie di tarassaco
- 1 patata dolce media
- 2 carote
- 1 spicchio di aglio
- 200 g di panna di mandorle
- una manciata di pinoli
- sale marino integrale
Fai a pezzi la patata, le carote e l’aglio. Mettili a cuocere coperti di acqua, con un po’ di sale. A metà cottura unisci il tarassaco ben lavato e sgrondato. Quando gli ortaggi sono morbidi frullali a immersione. Rimettili sul fuoco, unisci la panna di mandorle e scalda a fuoco basso. Cospargi con i pinoli e servi.