Una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica il cui obiettivo è quello della non firma, da parte di Mattarella, del decreto legislativo che riguarda le filiere forestali, meglio conosciuto come Testo Unico sulle foreste. E’ quella che il Consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco ha inviato nella giornata odierna al Capo dello Stato per denunciare una vicenda che sta notevolmente preoccupando sia gli accademici che gli addetti ai lavori. “Il Testo Unico – spiega l’esponente di Liberi e Uguali – nell’ottica della tutela del patrimonio naturalistico e della biodiversità, dovrebbe regolamentare tutte le attività del settore delle foreste ma invece sembra andare in tutt’altra direzione. Per suffragare questa tesi basta dire che severissime critiche sono state avanzate al T.U. da parte del mondo universitario. Poco meno di trecento docenti hanno infatti sottoscritto un appello affinché il decreto delegato non venga firmato dal Quirinale”. “Molte – prosegue Bracco – sono state anche le realtà associative che hanno formulato critiche alla riforma. L’associazione ‘Medici per l’ambiente’ ha addirittura lanciato una petizione che in pochi giorni ha superato le 10mila adesioni”. Ma quali sono i punti del Testo Unico che non convincono affatto gli addetti ai lavori? “Dall’elaborazione e redazione dell’atto normativo – specifica il Consigliere – sono stati esclusi esperti di ecologia, botanica, zoologia, patologia vegetale, geologia, idrologia e medicina. Nel testo di legge inoltre la foresta non è stata intesa come un ecosistema complesso e infatti i riferimenti all’importanza della fauna e alla sua protezione risultano assenti”. “Di fatto – rileva Bracco – viene considerata solamente la potenzialità produttiva della foresta. Aree protette a parte, non è stata adottata alcuna zonizzazione che permetta di escludere determinate porzioni di territorio dal concetto di produttività il quale, di conseguenza, diventa l’asse portante del T.U. Produttività che, in concreto, si traduce in varie modalità di taglio”. “In Abruzzo – evidenzia il Consigliere regionale – i boschi coprono una superficie che lambisce i 400mila ettari. Non escludo affatto che il vero intento della riforma sia proprio quello di favorire il taglio dei boschi per alimentare centrali a biomasse. L’Ispra è l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. In base a suoi dati riferiti al 2015, nel nostro Paese la combustione di biomasse solide è ogni anno corresponsabile di migliaia di decessi prematuri. Mi auguro che Sergio Mattarella non apponga la propria firma su quel decreto delegato. Dopo infatti la levata di scudi di moltissimi accademici, studiosi e associazioni – conclude Leandro Bracco – è quanto mai opportuno, da un lato, uno stop al provvedimento e doveroso, dall’altro, un approfondimento al fine di sanare le molteplici criticità”. (com/red)