TUMORE DEL RETTO, STRATEGIE INNOVATIVE PER GARANTIRE RISPETTO DELLA PERSONA E DELL’ INTEGRITA’ FUNZIONALE

Trattamenti integrati determinano il 25% di guarigioni definitive con salvaguardia dello sfintere anale

 Roma, 18 Maggio 2017 – E’ una potente sinergia terapeutica la chirurgia radicale preceduta dalla radio chemioterapia. Tale binomio garantisce la guarigione del 60% dei pazienti con carcinoma rettale non metastatico e si arriva alla scomparsa istologica del tumore in circa il 25% dei pazienti, con guarigioni definitive e risparmio dello sfintere anale.

Il carcinoma rettale ha una incidenza di oltre 10.000 casi l’anno in Italia. E’ ancora una delle neoplasie a più alta diffusione e rappresenta circa un quarto di tutti i carcinomi colorettali.
Sono riuniti oggi e domani  (18-19 maggio) all’Istituto  Regina Elena , esperti da tutta Italia per approfondire gli obiettivi strategici da perseguire. I prossimi traguardi terapeutici sono le nuove tecniche chirurgiche mini-invasive, dalla robotica alla chirurgia ultraconservativa, in grado di risparmiare il retto nei pazienti con massima risposta alla radiochemioterapia neoadiuvante; la personalizzazione dei percorsi terapeutici integrati sulla base di profili biologici sempre più specifici; l’ottimizzazione della sequenza terapeutica nei pazienti che devono essere curati sia per il carcinoma rettale sia per le metastasi epatiche.
Gian Luca Grazi  e Maurizio Cosimelli della Chirurgia Generale ed Epatobiliopancreatica IRE sono i Responsabili Scientifici del workshop.

 

“Da quando la radiochemioterapia viene effettuata prima dell’intervento chirurgico (“neoadiuvante”) – sottolinea Maurizio Cosimelli –  c’è stato il progressivo incremento delle “risposte complete patologiche”: guarigioni definitive combinate al risparmio dello sfintere anale. La tanto temuta sacchetta definitiva, detta “colostomia, a breve apparterrà  alla storia della chirurgia: in questi anni si è proceduto speditamente verso una chirurgia altrettanto radicale ma sempre più rispettosa della persona e della sua integrità funzionale.”

 

“Anche in caso di metastasi al fegato – evidenzia Gian Luca Grazi –  le possibilità curative sono salite progressivamente: la chirurgia radicale può arrivare a guarire il 40% dei pazienti operati, mentre l’approccio laparoscopico è sempre più utilizzato anche nei pazienti da sottoporre ad interventi di chirurgia “maggiore” (3 o più segmenti epatici).  Nello stesso tempo, la chemioterapia sistemica è in grado di recuperare ad interventi chirurgici radicali un sempre maggior numero di pazienti affetti da metastasi epatiche.”

 

In allegato il programma

Programma_Workshop Carcinoma rettale primitivo e metastatico

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