Il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino venne ucciso insieme a 5 agenti della scorta su via D’Amelio a Palermo. La strage di via D’Amelio avvenne 57 giorni dopo quella di via Capaci, che vide vittima il suo amico e collega Giovanni Falcone insieme alla moglie e a 3 uomini.
I due persero la vita ma lasciarono in eredità un patrimonio di umanità ed onestà intellettuale molto importante. Il lavoro che svolsero come magistrati antimafia portò all’arresto di diversi boss ed esponenti di organizzazioni criminali, ma soprattutto smosse molte questioni nell’ambito della correlazione tra criminalità organizzata ed istituzioni.
Falcone e Borsellino rappresentarono indubbiamente, scrive La Stampa, “il più grande patrimonio (umano, etico e giudiziario) che l’Italia abbia potuto vantare”. Chi li uccise e chi furono i mandanti è ancora un gran mistero ed è una verità che forse sapremo mai, ma ciò che conta davvero è l’eredità morale che hanno lasciato. Conta il ricordo di quello che sono stati, affinché accompagni tutti noi e quelli delle future generazioni nella scissione del bene dal male, del giusto dall’ingiusto, del legittimo dall’illegittimo.