di Marco Nucci.
Michele Munafò, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) nella giornata finale dei secondi stati generali delle comunità dell’Appennino, ha denunciato la violenza sul territorio che viene sottratto all’agricoltura appenninica a causa della cementificazione. “In Italia, – ha dichiarato lo stesso Munafò – tra il 2012 e il 2013, a causa della perdita della fertilità dei suoli dovuta alla cementificazione, abbiamo perso la possibilità di produrre cibo per 100.000 persone. Un fenomeno che riguarda gli Appennini in particolare”.
Dai dati statistici degli ultimi 50/60 anni, mentre il dorso degli Appennini si spopola, il cemento cresce. Secondo Slow Food, il futuro degli Appennini deve passare dall’agricoltura in quanto lo sviluppo delle zone montane avviene, a tutti i livelli, dallo sviluppo o dal mantenimento del settore primario. Se l’agricoltura funziona, il settore secondario si attiverà, determinando bisogni per il terziario.
Una strada possibile è l’alleanza tra operatori, costruire una rete tra le aziende e i poli sociali. Le proposte sono la sintesi del lavoro di quattro commissioni, agricoltura, ambiente e paesaggio, turismo sostenibile e infrastrutture, ricerca e innovazione e reti sociali, culturali e relazioni territoriali, coordinate dalla vice presidente di Slow Food Italia Sonia Chellini, che hanno visto impegnati oltre 150 agricoltori, allevatori, artigiani e rappresentanti di enti e consorzi per valutare lo stato attuale degli Appennini e i nuovi strumenti per una rinascita sociale, culturale ed economica della dorsale italica.