“Le foto degli alpinisti locali, scattate il 14 agosto e postate su Facebook, mostrano la conca del Calderone a secco, con solo tre minuscole chiazze di ghiaccio. Il ghiacciaio, il più meridionale d’Europa, si trova fra i 2650 e i 2850 metri d’altezza”.
A spiegarlo è Marco Scozzafava, presidente dell’associazione meteorologica “L’Aquila Caput Frigoris”. “A consumarsi è stato soltanto lo strato superficiale di neve, che di solito resiste per tutta l’estate – spiega Scozzafava -. Sotto il ghiaione rimane uno strato di ghiaccio vivo spesso in media 15 metri, fino a un massimo di 25 nell’inghiottitoio centrale”.
Per l’alpinista aquilano Paolo Boccabella, “la situazione quest’anno è drammatica: il ghiacciaio è sparito non alla fine dell’estate, ma già a metà agosto”.
Ebbene, in relazione a quanto appena trascritto, nelle ultime immagini scattate dagli alpinisti, si noti quanto il ghiacciao abbia subìto degli scioglimenti durante l’Estate 2003 ma soprattutto del 2007, annate che hanno avuto, inoltre, Inverni a tratti o completamente poco consenzienti all’accumulo di neve per via del loro andamento relativamente mite e il seguire di Estati calde e secche (2003/2007). Perciò, è divenuto di fondamentale rilevanza eseguire questo monitoraggio che, in tali casi, si trasforma in “sistematico”, ribadisce l’Associazione Meteorologica, coadiuvata dallo stesso Marco Scozzafava e da Fabrizio Lombardi.
“Il continuo alternarsi di fasi cicliche all’interno delle quali si manifestano eventi meteorologici violenti mediante una frequenza e un’intensità maggiore e l’impressionante velocità con la quale tutto ciò avviene, – aggiunge Riccardo Cicchetti – osservatore, redattore e previsore meteorologico, egli stesso fautore di un editoriale della scorsa Estate che riportiamo – , è completamente contrassegnato dal riscaldamento globale, che muta il normale comportamento della circolazione atmosferica e innesca la consequenziale alterazione delle fasi cicliche dei ghiacciai e non solo, in particolare del Calderone, il quale subisce accrescimenti e riduzioni anomale rispetto al loro normale trend. Potrebbe essere uno dei fattori che confermano quanto si sia avuto un incremento delle intense ondate di calore e di freddo, queste ultime minori rispetto agli ultimi Inverni, dei periodi caldi e freddi fuori stagione, dei temporali a carattere di nubifragio/alluvionale, dei Tornado, delle nevicate abbondanti, delle nevicate che riescono a sfiorare il deserto, delle tempeste di polvere e delle tempeste tropicali, nonché masse d’aria fredda che, a causa delle forti situazioni di blocco anticicloniche, riescono a favorire nevicate in prossimità del deserto, nonché un altro esempio può essere la combinazione e l’alterazione dei normali fenomeni climatici quali la Niña e El Niño”.
Fonte informazioni: Ansa Clima.it e ILFARO24