«Indispensabile approfondire lo studio epidemiologico di Bussi sul Tirino»
Con una nota pubblicata nei giorni scorsi, ISDE, l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, ha ancora una volta ribadito la propria richiesta di uno studio epidemiologico evoluto in relazione a quanto accaduto a Bussi sul Tirino e sulla base dei risultati del report nazionale “Sentieri”.
«È necessario – scrive ISDE – approfondire i risultati ottenuti con i dati disponibili per l’Abruzzo (pazienti ricoverati e decessi in 11 comuni rispetto allo standard regionale) concentrandosi sugli utilizzatori dell’acquedotto Giardino in 20 comuni a valle dei pozzi inquinati nel periodo 1982-2007, prevedendo di seguire gli effetti sulla salute fino al 2019».
Il WWF non può che essere d’accordo con questa richiesta: lo studio Sentieri ha evidenziato tra le popolazioni degli 11 comuni del SIN di Bussi (tra i quali, ricordiamo, è compresa la città di Popoli che è sita a monte della discarica e che quindi non ha subito gli effetti diretti della contaminazione delle acque potabili) eccessi di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio del 9% fra gli uomini e per malattie dell’apparato digerente del 14% fra le donne, e inoltre un numero di ricoveri in eccesso sia per gli uomini che per le donne, in particolare per le malattie del sistema circolatorio e degli apparati respiratorio, digerente e urinario.
Nella nota pubblicata da ISDE sul proprio sito si ricorda inoltre che dallo studio sono emersi dati allarmanti: «Con riferimento alle classi infantili, adolescenziali e giovanili (0-1, 0-14, 15-19 e 20-29 anni) sono stati segnalati eccessi di ricoverati per tutte le cause e per asma e per linfomi non-Hodgkin (anche se caratterizzati da incertezza nella stima, https://www.isde.it/wp-content/uploads/2019/07/SENTIERI_FullText-pagine-112-114.pdf )» e che gli stessi «autori del V Rapporto Sentieri concludono Occorre in ogni caso sottolineare che la principale fonte di rischio nel sito di Bussi sul Tirino è rappresentata dal consumo di acqua potabile distribuita dall’acquedotto Giardino che ha utilizzato, miscelandole, anche le acque emunte da pozzi contaminati dall’attività industriale. Per una corretta valutazione del rischio occorrerebbe dunque realizzare uno studio di coorte retrospettivo degli utilizzatori delle acque potabili residenti nei comuni serviti negli anni dall’acquedotto Giardino».
«Bisogna agire – conclude il WWF – su due livelli paralleli: cercare da una parte di arrivare finalmente a una vera e completa bonifica ambientale, che metta in sicurezza al 100% il territorio; avviare dall’altra gli approfondimenti sanitari richiesti da ISDE per conoscere in dettaglio le eventuali conseguenze delle esposizioni ai contaminanti e per poter avere gli elementi necessari per gestioni che siano rispettose della salute delle popolazioni».