La castagna è il frutto del castagno a differenza della castagna dell’ippocastano che invece è un seme. Le castagne derivano infatti dai fiori femminili (solitamente 2 o 3) racchiusi da una cupola che poi si trasforma in riccio. La castagna è un achenio, ha pericarpo liscio e coriaceo bruno scuro, all’apice è presente la cosiddetta torcia, cioè i resti degli stili, mentre alla base è presente una cicatrice più chiara denominata ilo.
La forma dei frutti dipende, oltre che dalla varietà delle castagne, anche dal numero e dalla posizione che essi occupano all’interno del riccio: emisferica per i frutti laterali e schiacciata per quello centrale; i frutti vuoti, abortiti, di forma appiattita sono detti guscioni.Molteplici sono gli scritti dai quali si evince che la castagna era conosciuta in Grecia sin dall’antichità. Tuttavia, il fatto che in essi vengano utilizzate diverse espressioni per indicarla, ha spesso causato dubbi e confusioni.
Già Ippocatre nel IV secolo a.c. parla di “noci piatte” di cui esalta, una volta giunte a maturazione, il valore nutritivo, lassativo e, nel caso vengano utilizzate le bucce, anche astringente.
Nello stesso periodo Senofonte chiama “noce piatta senza fessure”, un frutto che offre una buona nutrizione alle popolazioni anatoliche di Ordu e Giresun, testimoniando così la presenza della coltura in Asia Minore.
Teofrasto IV secolo a.c. nella Storia Delle Piante parla di “ghianda di Giove” riferendosi alla castagna e segnala la presenza di castagni nell’isola di Eubea, nell’isola di Creta, in Magensia e sul Monte Ida.
Nicandro III sec.a.c. elenca ben quattro varietà di castagne: Lopima (difficile da sbucciare), Malaca (la tenera), Gimnolopa (senza peluria) e Sardinia (dal nome della città di Sardi, capitale della Lidia). Anche nell’Antica Roma era conosciuta infatti Catone scrive delle castagne nei suoi trattati. Si trovano anche in scritti di Virgilio, Plinio, Marco Terenzio.
La composizione della castagna è data per circa il 50% da acqua, mentre la rimanente metà è costituita da carboidrati, proteine, grassi, fibre e ceneri. Contiene inoltre minerali tra cui potassio, utile per il lavoro muscolare; fosforo, importante per i tessuti nervosi; zolfo, funzionale all’irrobustimento delle ossa; magnesio, ottimo equilibratore dell’umore; e poi sodio, ferro, calcio zinco, rame e manganese.
Se siete alla ricerca di un integratore energetico per sostenere il ritmo frenetico della vita moderna, la castagna può aiutarvi a combattere gli stati di indebolimento fisico e mentale, grazie alla presenza di carboidrati e di sali minerali.
Un etto di castagne può essere comparato a un piatto di pasta per l’apporto calorico e di carboidrati, con la differenza che le castagne non contengono glutine e quindi sono consumabili anche da chi è colpito da celiachia, così come possono rappresentare una valida alternativa per le persone allergiche al latte di mucca e al lattosio.
Sono un alimento particolarmente adatto per chi pratica sport, visto che favoriscono il lavoro dei muscoli e stimolano la circolazione sanguigna. Sono inoltre indicate anche per coloro che devono affrontare una convalescenza e in caso di febbre e dolori reumatici. Possiedono infatti qualità antinfiammatorie; dalle foglie della pianta invece si possono ricavare dei decotti che fanno ottenere buoni risultati in caso di malattie da raffreddamento.La castagna rimane difficile da digerire a causa dell’alto contenuto di amido, ed è sconsigliata per chi soffre di colite, aerofagia, diabete, obesità e patologie legate al fegato. Inoltre, durante la cottura una parte degli amidi si trasforma in zuccheri semplici: questo da un lato rende le castagne più dolci, dall’altro meno indicate per chi deve seguire una dieta ipoglicemica.