LA TRISTE FOTOGRAFIA DELLA ASL DI PESCARA, IL DOSSIER DI DOMENICO PETTINARI

“La situazione di disagio che si registra da anni nella Asl di Pescara è stata messa ancora più in risalto dall’arrivo dell’emergenza sanitaria: il Covid19 è piombato su un sistema sanitario già disastrato. Sono anni che denuncio l’inefficienza nell’organizzazione, la vetustà delle strutture e la mancanza di personale e strumentazione all’interno dei distretti sanitari della provincia di Pescara. Come sono anni che denuncio il declassamento e lo smantellamento degli ospedali di prossimità di Penne e Popoli, che sono costretti a dirottare tanti pazienti dell’area vestina e della val Pescara sull’Ospedale Santo Spirito. Denunce cadute nel dimenticatoio di chi è alla Guida di questa Regione, che ha sempre preferito cantare come la cicala piuttosto che lavorare sodo come la formica. E oggi dobbiamo anche subire chi ripete, come un disco rotto, sempre le stesse parole per scaricare sul Governo le conseguenze di ritardi, non curanze e pressapochismo che sono imputabili esclusivamente a Regione Abruzzo. Ricordo, agli annunciatori seriali, che la competenza della sanità pubblica locale è di Regione Abruzzo, e non solo in caso di emergenza”.

E’ durissimo l’attacco del Vice presidente del Consiglio regionale Domenico Pettinari (M5S) che questa mattina, come sempre carte alla mano, ha presentato quella che lui stesso ha definito “la triste fotografia della Asl di Pescara”.

Suddivisa in 5 punti critici, con relative proposte per migliorarli, la relazione di Pettinari evidenzia che il Sistema sanitario locale è una macchina che non funzionava, che non ha funzionato nel corso della prima ondata del virus e continua a non funzionare neanche adesso che la seconda ondata, ampiamente attesa, è arrivata a colpire il nostro territorio.

5 PUNTI

1) DISTRETTI SANITARI TANTE FILE E POCHI TAMPONI

Oltre alle croniche carenze strutturali e alla presenza di locali fatiscenti nei distretti sanitari si registrano code lunghissime per accedere alle strutture con gli utenti costretti ad attendere all’esterno. Una condizione che con l’arrivo delle piogge e delle temperature invernali potrebbe portare ancora più danni soprattutto sui cittadini con problemi di salute. All’esterno potrebbero essere poste delle tensostrutture o dei gazebo riscaldati per permettere agli utenti di ripararsi. Ci segnalano, inoltre, che non ci sono addetti esterni per garantire ingressi sicuri e distanziamento ma, in molti casi il ruolo è svolto dallo stesso personale sanitario, che quindi viene sottratto alle più indispensabili mansioni medicali.

Il punto di Via Rieti a Pescara è quello che registra più carenze di personale, ma nelle altre strutture la condizione non è migliore.

Il personale, quindi, sembra essere poco e non abbastanza tutelato. Sin da marzo 2020 sto chiedendo che ai lavoratori dell’Azienda Sanitaria siano eseguiti tamponi e forniti risultati in tempi brevi. Ma molti non sono ancora mappati e addirittura, sembra che in alcuni distretti al personale non sia mai stato fatto un tampone. Un caos prevedibile se pensiamo che solo in data 10 novembre, con delibera ASL nr. 1384, è stato approvato il protocollo per la regolamentazione per l’esecuzione dei tamponi al personale sanitario. E poi si ha anche il coraggio di parlare di quelli che sarebbero i ritardi del Governo.

Il poco, personale e l’emergenza covid hanno anche inasprito il grave problema delle liste d’attesa, che addirittura sono molto più lunghe rispetto alla situazione pre covid, poiché per non creare assembramenti e garantire il distanziamento si è pensato come soluzione di ridurre le visite giornaliere.

Utenti

Ma se per tutto il personale sanitario la mappatura dei tamponi è carente, per gli utenti del servizio sanitario non va meglio. Le procedure sono troppo lunghe: per poter effettuare un tampone il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta devono prenotare il tampone tramite la piattaforma QUICK. Il Servizio della AUSL, SIESP, (Servizio di Igiene Epidemiologia e Sanità Pubblica) prende in carico la richiesta e una volta fissato l’appuntamento lo comunica al medico che, a sua volta, informa il cittadino sulla data in cui dovrà recarsi a fare il tampone. A questo punto bisogna armarsi di grande pazienza e fare lunghe file tra drive-in e ambulatori/tenda degli ospedali. Nella giornata di ieri, per esempio, davanti all’ospedale di Pescara si registrava una fila lunghissima con tempi di attesa enormi.

Perché per velocizzare l’effettuazione dei tamponi, come già succede in tante altre regioni, non si attua la prenotazione semplicemente tramite medico curante eliminando così alcuni passaggi?

E’ evidente che il sistema funziona poco e male e la Ausl dovrebbe riorganizzare tutta l’attività di tracciamento e potenziare subito quanto ruota attorno ai tamponi.

Al fine di potenziare anche le attività epidemiologiche a vasti strati della popolazione inoltre si potrebbe includere le farmacie tra gli abilitati a eseguire i test sierologici, stipulando appositi accordi con la Regione. Mentre, per rendere il sistema del contact tracing più efficiente si dovrebbe potenziare l’organico degli addetti al tracciamento e coinvolgere davvero, non solo a parole, i medici di famiglia, per contribuire sul fronte dei tamponi, come peraltro si sta già facendo in altre regioni con adeguati incentivi. Infine, potenziare anche i call center per la sorveglianza attiva che dovrà comunque essere garantita per i soggetti più fragili.

2) VACCINI ANTINFLUENZALI, CON LO STUDIO GIMBE PARLANO I NUMERI

Mai come quest’anno era necessario avere un adeguato numero di dosi di vaccini antinfluenzali, ma l’approvvigionamento dei vaccini doveva essere gestito in modo diverso perché è impensabile che in pochi giorni i medici di base ne abbiano finito la prima tranche.

E se tanti medici non ne hanno più anche le farmacie sono completamente sprovviste di vaccini antinfluenzali perciò, anche se un cittadino volesse acquistare il vaccino di tasca propria, risulta difficile poterlo trovare.

Un’analisi indipendente condotta dalla Fondazione GIMBE di Bologna, pubblicata il 28 settembre 2020, evidenzia che la Regione Abruzzo per l’approvvigionamento si attesta al terz’ultimo posto in Italia, sopra solo al Molise e alla Basilicata, aggiudicandosi dai produttori 228.000 dosi di vaccino a fronte di un fabbisogno totale per la popolazione target/categorie a rischio pari a 465.768. Utili, quindi, a garantire solo il 49% di copertura alle categorie a rischio ed evidenzia come per le categorie non a rischio acquistabili in farmacia rimangono zero dosi di vaccino disponibile. Questi dati sono riferiti al 28 settembre ma oggi molto poco è cambiato.

3) NON SI MUORE DI SOLO COVID

Il depotenziamento dei presidi minori di Penne e Popoli da anni fa sì che tanti pazienti della Val Pescara e dell’Area Vestina si riversino nell’Ospedale pescarese. Questo genera, già in situazioni orinarie, un ingolfamento dei reparti e un numero insufficiente di personale, figuriamoci nel corso di un’emergenza sanitaria come quella creata dal Covid.

Se il sistema sanitario locale, come chiedo da anni, fosse potenziato rendendo i presidi di Penne e Popoli degli ospedali capaci di gestire anche le emergenze, con veri e propri pronto soccorso e relative rianimazioni attrezzate, soprattutto per il presidio di Penne, oggi potrebbero davvero funzionare come valvole di sfogo del presidio di Pescara, ma così non avviene. Come non avviene che i distretti sanitari fungano realmente da filtro per le patologie minori, evitando che per sintomatologie ordinarie ci si riversi nell’ospedale. Con il funzionamento efficace di Distretti sanitari e presidi ospedalieri minori, probabilmente si sarebbe potuta evitare la previsione della rimodulazione dei ricoveri chirurgici programmatici, previsti con l’ordinanza PGR n.97, del 02 novembre 2020 disposta dal presidente della Giunta, al fine di favorire il massimo impiego possibile delle terapie intensive e sub intensive e la disponibilità di personale sanitario per l’emergenza da COVID-19.

La rimodulazione, come prevede l’ordinanza, è utilizzabile per tutti i ricoveri per interventi chirurgici programmati, ad eccezione degli interventi oncoematologici di classe A o di alta specialità non rinviabili a giudizio motivato del clinico e fatte salve specifiche condizioni di inderogabilità.

Anche le visite programmate possono essere sospese e rinviate sine die. Ma è pleonastico ricordare che non si muore solo di Covid, quindi l’offerta sanitaria dovrebbe poter garantire sia le visite diagnostiche sia interventi e cure per ogni altra patologia, senza prevedere nessuna sospensione. L’ottimizzazione della medicina territoriale in questo contesto è la chiave di svolta per assicurare a tutti un corretto accesso alle cure.

4) OSPEDALE COVID, NON SI GIOCHI A TETRIS CON I REPARTI

L’Ospedale COVID di Pescara, oltre ad ospitare i pazienti contagiati dal virus, è stato utilizzato per ospitare anche i pazienti di altri reparti: nefrologia, pneumologia e malattie infettive. Con la seconda ondata di pandemia sembra che vogliano spostare nuovamente questi reparti fuori dalla Palazzina Ex Ivap, al fine di ridare spazio ai ricoveri Covid. Un tira e molla che crea numerosi disagi non tanto ai pazienti quanto al personale che è costretto a cambiare struttura e luogo di lavoro. Ritengo necessario che fino alla fine della pandemia l’ospedale Covid sia utilizzato esclusivamente al suo scopo senza giocare “a tetris” con i reparti. Riporto un dato allarmante ripreso da una denuncia di un sindacato del personale sanitario che evidenzia come a oggi il rapporto tra il numero di infermieri per pazienti non è congruo: siamo nella sfera di 1 sanitario per 3/4 degenti, invece di un rapporto minimo che dovrebbe essere al massimo di 1 a 2 . Risulta insufficiente anche il numero di OSS.

Altro elemento cardine è la formazione degli operatori sanitari: i reparti Covid si avvalgono anche di personale individuato dalle agenzie interinali. Un modus operandi che ci trova contrari, in questo come in tutti gli altri reparti ordinari. Il personale deve essere assunto dall’Azienda sanitaria e garantire una continuità formativa e creare valore aggiunto in termini di esperienza sul campo. Non è possibile che le assunzioni vengano fatte solo per pochi mesi e con continui cambi di destinazione.

5) RIORGANIZZAZIONE DEI PRONTO SOCCORSO DELLA RETE COVID

Il Decreto Rilancio n. 34 del 19 maggio 2020, all’articolo 2 comma 4, dispone che le Regioni debbano provvedere a consolidare la separazione dei percorsi assistenziali e assicurare la ristrutturazione dei Pronto Soccorso con l’individuazione di distinte aree di permanenza per i pazienti sospetti COVID-19 o potenzialmente contagiosi, in attesa di diagnosi.

A sentire il Presidente si sta lavorando solo ora a rinnovare e potenziare il Pronto soccorso di Pescara. Un altro intervento tardivo ma che ci auguriamo che trovi compimento il prima possibile. Il pronto soccorso è il primo filtro indispensabile per garantire accessi sicuri nelle strutture ospedaliere e va dotato di più personale interno e, soprattutto, adeguato personale che gestisca distanziamento e ingressi all’esterno.

Al di là delle solite dichiarazioni in salsa “faremo”, “diremo”, “vorrei ma non possono”, è il caso che l’Assessore alla Sanità Verì e il Presidente della Giunta regionale Marsilio inizino a dire concretamente come intendano affrontare la seconda ondata del Covid-19 e cosa hanno fatto per tutta questa estate quando la seconda ondata era più che annunciata dalle evidenze scientifiche.

Il Presidente Marsilio, soprattutto, dovrebbe spiegarci perché il Piano di riordino, che la Giunta continua a sostenere di aver inviato il 15 giugno, è stato effettivamente integrato in forma definitiva al Governo il 27 luglio, ben oltre un mese dopo. E come mai, nonostante il parere positivo del Governo al Piano sia arrivato l’11 agosto, sono stati attesi ben 51 giorni, esattamente il 30 settembre, per trasmettere al Commissario Straordinario Arcuri la richiesta per essere delegato Commissario per l’Abruzzo, che è arrivata l’8 ottobre. L’ho chiesto più volte, ma a tutto si risponde tranne che a questo”. Conclude.

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