Quanto sta accadendo al pronto soccorso di Pescara è inaccettabile per i cittadini e tutto il personale costretto a lavorare in condizioni molto difficili e delicate.
La misura risulta satura, ciò che in questi anni si è accumulato nella disorganizzazione e nel graduale spoglio dei piccoli ma efficienti centri come Popoli e Penne, ha prodotto un disservizio che oggi ci porta a una vera e propria emergenza sanità per una grande parte del territorio abruzzese.
Risulta essenziale tornare a facilitare i processi di assunzione, permettere a chi da tempo aspetta di entrare nell’ambito di fare esperienza e lavorare, garantendo così alla nostra gente la possibilità sacrosanta di contare su questo essenziale servizio.
Ad oggi il personale medico ed infermieristico si ritrova con molte responsabilità ed oneri consapevole di dover affrontare difficoltà quotidiane a cui nessuno ha più pensato.
E’ necessario per la nostra regione tornare a pianificare seriamente la sanità, perché i risultati sono evidenti e da tempo denunciamo queste pietose condizioni.
L’ospedale di Popoli per anni ha rappresentato – e nelle difficoltà odierne continua a rappresentare, un punto di riferimento per il circondario delle aree interne, che da sempre hanno potuto contare sulla competenza del personale.
Popoli e Penne devono tornare ad essere considerate concretamente come ospedali dell’entroterra, perché finché hanno avuto le loro complete funzioni il servizio risultava di tutt’altra qualità.
La delicatezza e fragilità della nostra area interna ha necessità di poter contare su questi due importanti centri, perché nonostante nel corso degli anni hanno subito forti penalizzazioni, il loro lavoro mai è mancato.
L’importanza di organizzare il servizio in base alle zone è l’unico modo per evitare che il pronto soccorso di Pescara si ritrovi completamente saturo, con orari interminabili e attese lunghissime.
L’Abruzzo ha biogno di tornare a valere, possiamo solo augurarci che chi deciderà di correre per la carica di presidente della Regione possa occuparsi realmente dei problemi che affliggono i cittadini, perché è impensabile guardare al futuro se non torniamo a garantire servizi essenziali e necessari come questi.
Vanessa Combattelli