“È inaccettabile che a 5 giorni dalle rilevazioni eseguite dall’ARTA, le uniche parziali informazioni sulla qualità e balneabilità del mare abruzzese siano esclusivamente le indiscrezioni pubblicate sui quotidiani locali. Ci chiediamo cosa aspetti L’ARTA a pubblicare i dati delle analisi, visto che i Comuni sembrano esserne già in possesso!” questa la dichiarazione dei consiglieri regionali Sara Marcozzi e Domenico Pettinari che proprio ieri (17 giugno) hanno inviato una mail agli uffici dell’Arta per esortare le pubblicazioni on line dei dati nel più breve tempo possibile. Ma ad oggi (18 giugno) ancora nessuna risposta.
I prelievi necessari per effettuare le analisi di routine delle acque di balneazione dei comuni di Martinsicuro, Giulianova, Pescara, Francavilla al Mare, Alba Adriatica, Tortoreto e Roseto sono stati effettuati il 13 e 14 giugno, quindi da oltre 4 giorni, ma l’ARTA non ha ancora pubblicato i risultati sul portale regionale. I Comuni interessati sono a conoscenza dei risultati in quanto la stessa ARTA ha comunicato loro le situazioni non conformi, tant’è che sempre dalla stampa si apprende che il comune di Roseto ha emesso e subito revocato una ordinanza di divieto di balneazione in sole 24 ore. Allora per quale motivo non pubblicano su internet tutti i risultati in modo da permettere a tutti i cittadini di poter accedere alle informazioni sulla qualità delle acque? “La pubblicità dei risultati delle analisi delle acque di balneazione è un obbligo previsto dalla legge e il mancato aggiornamento con i nuovi risultati non ci lascia tranquilli, considerando i noti problemi sui diversi tratti della costa abruzzese, soprattutto su Pescara e Roseto. I cittadini hanno il diritto di sapere, soprattutto per la loro salute e per questo ieri abbiamo sollecitato gli uffici ARTA alla pubblicazione integrale dei risultati” continuano Marcozzi e Pettinari “ma ad oggi ancora nessuna risposta. Forse non si voleva rovinare il fine settimana al mare? Crediamo che la salute pubblica sia più importante! Le coste abruzzesi sono piene di bagnanti che hanno diritto di sapere se l’acqua in cui si immergono può rappresentare o no un pericolo per la salute.” concludono Marcozzi e Pettinari.