Nel giro di qualche giorno i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Montesilvano, hanno tratto in arresto due cittadini italiani, cinquantenni, entrambi residenti a Montesilvano. Il primo il 27 gennaio responsabile di atti persecutori e il secondo durante la notte del 30 per il reato di maltrattamenti contro familiari o conviventi.
Due casi distinti, storie di violenze diverse, ma uniti da un unico denominatore, la violenza sulle donne. Ancora una volta quell’asimmetria di status che contraddistingue il rapporto patologico tra uomo e donna, si è palesato dinanzi ai Carabinieri di Montesilvano nel giro di pochi giorni con due distinti e gravi episodi.
In quello di stanotte i Carabinieri sono stati allertati con una telefonata giunta al 112 da una bambina di 12 anni che con voce tremante chiede l’immediato intervento dei Carabinieri perché, dice la bimba, “il compagno di mia madre la sta picchiando”, l’operatore chiede poi se sarà lei che aprirà il portone ai carabinieri, ma la bimba che si era chiusa in una stanza, risponde “non posso perché se esco picchia anche me”.
In breve tempo i militari nel Nucleo Radiomobile di Montesilvano piombano in casa ove erano ancora visibili i segni di un violento alterco sia sulle cose e sia sui volti dei due conviventi: un uomo che aveva appena superato la cinquantina ed una donna di 42 anni. Su quest’ultima graffi, ematomi, ma soprattutto grave agitazione. Identificati anche due minori tra cui la bimba dodicenne che aveva avuto la forza e la lucidità di chiamare il 112, ed un maschietto di appena tre anni.
Durante la nottata i carabinieri hanno riscostruito il vissuto della coppia scandito da atti di vessazioni e violenze, offese verbali, anche davanti a colleghi di lavoro, poiché i due conviventi lavorano insieme. Il culmine veniva raggiunto dopo l’ennesima lite, questa volta c’era di mezzo il pianto del bimbo di tre anni. Evidentemente al padre dava fastidio, la mamma si era addormentata sul divano, ma veniva improvvisamente svegliata dall’uomo che le lanciava un bicchiere di acqua in faccia, successivamente la trascinava per i capelli fino alla camera da letto dov’era il bimbo che piangeva e la colpiva con al volto con pugni e schiaffi che le cagionava anche un ematoma sul labbro. Non pago del suo gesto l’uomo afferrava al collo la malcapitata ed esercitava una forte pressione sul mento e sulla bocca come a volerla soffocare, mentre con il ginocchio l’uomo la teneva bloccata facendole pressione sullo sterno.
In questo frangente la bambina riusciva a prendere il telefono avvisava il NUE
112. La donna racconterà poi ai Carabinieri che spesso veniva colpita alla testa, il compagno le diceva che in questo modo “non ti lascio segni visibili”.
Dopo la minuziosa ricostruzione dei fatti il malfattore veniva tratto in arresto con l’accusa di maltrattamento contro familiari o conviventi, con l’aggravante di aver commesso il fatto alla presenza di minori.
Il Sostituto Procuratore della Repubblica di turno presso il Tribunale di Pescara, ne disponeva la traduzione in carcere in attesa dell’udienza di convalida.
Il 27 gennaio u.s., uno scenario completamente diverso, ma a farne le spese sempre una donna che aveva deciso di chiudere una relazione sentimentale con il proprio compagno. Si è ripetuto quindi un classico cliché, la non accettazione, l’incapacità di sopportare la chiusura di un rapporto. In questo caso il motivo di fondo era l’ossessiva gelosia dell’uomo, che aveva scandito negli anni una relazione movimentata. Ma ultimamente la donna si era mostrata più determinata ad allontanare il proprio compagno, vedendosi di conseguenza bersagliata da frasi minacciose come “pagherai per tutto, ti rovino la vita, te la farò pagare”, e tanti altri epiteti offensivi e denigranti. La stessa, tra l’altro, aveva bloccato l’uomo su ogni canale di comunicazione, telefonica, social e dalle varie piattaforme di messaggistica, ma la pressione dello stesso era rimasta invariata, bersagliava la donna in maniera incessante con email nelle quali chiedeva continue spiegazioni.
L’uomo è stato tratto in arresto in flagranza differita in forza della recente “Riforma Roccella”, dopo la convalida dell’arresto, il G.I.P. di Pescara gli applicava la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna e l’obbligo di dimora nel comune di Montesilvano.