Era il 14 aprile 2012 e all’Adriatico si giocava Pescara – Livorno. Una partita insolita per i biancazzurri, che soprattutto tra le mura amiche erano abituati a dominare, mentre in quell’occasione si faceva un po’ fatica, si era andati sotto per 2 reti a 0. Era un periodo di calo fisiologico, tipico delle squadre di Zeman, che a Primavera – tra marzo e aprile – soffrono la gran mole di lavoro esercitata in passato e per tre o quattro partite abbassano leggermente i ritmi, per poi tornare grandi in vista del rush finale.
Il Livorno va a mille, vince 2 a 0 contro la squadra più forte del campionato e Pierpaolo Morosini gioca a destra. Di proprietà dell’Udinese, ex giocatore della nazionale under 21, intorno alla mezz’ora cade a terra, si rialza, fa un passo e cade nuovamente, da solo, senza inciampare, perde l’equilibrio.
Scattano i soccorsi, uno dei primi ad entrare in campo è il medico sociale del Pescara, Ernesto Sabatini, che all’epoca dichiarò: “Ci siamo subito resi conto che era in arresto cardiaco e abbiamo immediatamente iniziato il massaggio, in attesa che arrivassero l’ambulanza e i soccorsi. Poi ho saputo che il ragazzo non si è mai ripreso, nonostante al Pronto Soccorso gli fosse stato applicato un pacemaker provvisorio. Dopo un coma farmacologico di circa mezzora è subentrata la morte. Non c’era altro da fare. Il ragazzo sembrava scivolare, poi si è rialzato, poi ha avuto tipo delle convulsioni e si è accasciato. Sono entrato subito in campo e quando l’ho soccorso era già rigido”.
Sabatini, insieme al collega livornese Manlio Porcellini e al medico del 118 Vito Molfese, è imputato per omicidio colposo: non fu utilizzato nessun defibrillatore per rianimare Morosini e ce n’erano diversi: due sul campo di gioco, uno sull’ambulanza. Oggi, salvo rinvii, arriverà la sentenza di primo grado del Tribunale monocratico di Pescara.
Domenico Di Natale
Fonte MarsicaSportiva.it
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