Cominciamo dal lontano 2007 quando – ancora allo stato embrionale – l’allora amministrazione comunale con il Sindaco Giorgio De Luca – insieme all’Assessore Fabio Argiro’ e al sottoscritto – prese i primi contatti/impegni con il Generale Sessa (Comandante del Comando Regione Carabinieri Abruzzo) per lo studio fattibile della realizzazione di una nuova caserma di Carabinieri allo Scalo.
Da allora, sono passati dieci anni. Nel frattempo, la politica locale – con visione illusoria sia di destra che di sinistra – ha lasciato nel dimenticatoio del non fare, questa opera che poneva un argine qualitativo e quantitativo contro quella microcriminalità che fa’ di tutto per aumentare il proprio spazio delinquenziale. L’anno scorso, la struttura privata della locale stazione in Manoppello, ha avuto lo sfratto.
Da quel dì, i nostri illustri affezionati superman politici – sia dell’amministrazione passata che di quella attuale – anziché cercare in tutti i modi di risolvere il problema logistico nel dare priorità alla realizzazione di una nuova struttura, che poteva essere realizzato su un terreno concesso dal demanio con progetto iniziale approvato e fatto visionare ai cittadini con disponibilità di danari pronti e messe a disposizione dalla giunta regionale, si sono comportati esattamente come le tre scimmiette: NON SENTO-NON PARLO- NON VEDO.
Adesso, a seguito di voci popolari che confermerebbero anche l’interesse dei Carabinieri nel prendere possesso dello stabile, si viene a conoscenza che la nuova destinazione – pare entro l’anno in corso – dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) andare a posizionarsi all’interno di una palazzina privata in Manoppello Scalo. Se ciò dovesse corrispondere al vero, il comune cittadino si chiede:
Pur avendo i soldi disponibili (senza dimenticare l’intervento del Presidente della Regione Abruzzo D’Alfonso quando – l’anno scorso – fece la ripartizione economica su tre città inclusa Manoppello per la disponibilità finanziaria nella realizzazione di nuove strutture a favore del Corpo dei Carabinieri) per poter edificare quello che poi sarebbe rimasta proprietà pubblica, perché non è stato fatto?
Perché bisogna andare a pagare l’affitto a un privato (con il rischio che potrebbe riaffacciarsi lo spettro dello sfratto) quando si ha o si avrebbe (ritorna il condizionale d’obbligo) la disponibilità finanziaria per provvedere diversamente?
Perché andare a chiudersi dietro una struttura ferroviaria angusta quando si poteva avere tutti gli spazi accessibili per poter operare in perfetto ordine amministrativo-militare qualora avessero dato priorità edificabile al primo progetto?
Forse perché la tempestività, l’intelligenza, e la genialità politica dei nostri amministratori non si abbassa a poter o dover richiedere degli atti agli enti competenti per cercare di capire se si potrebbe tornare indietro nel rientrare in possesso del vecchio progetto?
Tutte domande a cui una risposta andrebbe data. Ma, d’altronde, stiamo parlando di politica. Di quella politica che sta facendo di tutto per allontanarci ancor di più da essa. Cari concittadini, a queste domande chiediamo risposte. Credo, sia un nostro diritto farlo. Come è stato un nostro dovere andare a mettere una croce su un simbolo perché quello che rappresentava ci ispirava……… fiducia?
Daniele Parlante coordinatore cittadino NcS Manoppello