Presentata ufficialmente la “Carta per la lotta agli incendi boschivi nella Regione Abruzzo”

Venti associazioni dettano le regole su prevenzione, emergenza e restauro.

Tra i punti qualificanti: la preparazione delle squadre e dei Direttori delle Operazioni di Spegnimento, il divieto totale di caccia per due anni in Abruzzo, l’istituzione di una Procura speciale e l’inserimento del tema nel Piano di adattamento ai cambiamenti climatici

Il santuario della Madonna della Libera e sullo sfondo l’incendio del Morrone⁠⁠. Foto di Claudio Lattanzio

Dopo i roghi della scorsa terribile estate le 20 Associazioni firmatarie del presente documento, insieme a 5 organizzazioni scientifiche (Università della Tuscia Viterbo; Sabina Universitas Rieti; Società Italiana per il Restauro Forestale; Società Italiana di Scienze della Montagna; Centro Italiano Studi e Documentazione sugli Abeti Mediterranei), organizzarono il 21 ottobre 2017 un convegno a Pescara per riflettere sugli errori commessi e per lanciare idee per un futuro migliore nel campo della prevenzione, della gestione dell’emergenza e delle attività post-incendio. All’indomani di quell’incontro la riflessione è continuata, con la partecipazione di qualificati esperti, per mettere nero su bianco una “Carta per la lotta agli incendi boschivi nella regione Abruzzo”. Un documento di 6 pagine (in allegato) che viene oggi presentato ufficialmente per la prima volta e che sarà illustrato alla Conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale, al presidente della Giunta Regionale Luciano D’Alfonso e al sottosegretario con delega alla Protezione Civile Mario Mazzocca ai quali già ieri mattina è stato chiesto un appuntamento urgente.

La Carta è costruita sul fondamentale concetto che per annullare o comunque ridurre al minimo possibile il rischio che si sviluppino incendi boschivi è necessario pianificare azioni ben definite nelle fasi di: 1) prevenzione; 2) gestione dell’emergenza; 3) restauro/manutenzione.

Il documento delle associazioni è dunque costruito su questi tre specifici capitoli.

Nella fase della prevenzione si chiede, tra l’altro, alla Regione, ai Comuni e ai Parchi Nazionali, ciascuno per le proprie competenze, di garantire il buon funzionamento di un sistema di sorveglianza e controllo del territorio; di fare formazione e informazione; di inserire le tematiche   relative agli incendi boschivi nell’abito istituzionale delle strategie di adattamento tese a fronteggiare e a limitare le conseguenze del riscaldamento globale e della destabilizzazione climatica. Più in dettaglio la Regione dovrebbe: dotarsi di una seria politica forestale dando piena attuazione alla propria l.r. 3/2014; accorpare sotto un unico Dipartimento le politiche forestali, assieme al Paesaggio e Ambiente (cosa peraltro già attuata da altre regioni) e affidare a un unico Servizio tutti gli aspetti della gestione dei boschi, compresi usi civici e tratturi; monitorare e attuare gli adempimenti previsti dal PAIB (Piano Anti Incendi Boschivi), che va periodicamente aggiornato con procedimenti trasparenti e condivisi e ha bisogno di dotazioni idonee, in termini finanziari e di uomini e mezzi. Analogamente va rimodulato con urgenza il PSR (Piano di sviluppo Rurale) tenendo in maggior conto le tematiche forestali e portando i fondi assegnati nella misura 8.3.1 “Investimenti a protezione delle superfici forestali” dagli attuali 3.000.000 di euro (pari allo 0,7% del totale) ad almeno a 30.000.000 di euro (7% del totale), in linea con quanto previsto da altre Regioni italiane. Va infine istituito, ed è questa una richiesta specifica della Carta, un “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste”, con funzioni consultive costituito da esperti in materia forestale ma anche da geologi, naturalisti, biologi e da un rappresentante delle Associazioni di protezione ambientale. È inoltre fondamentale programmare, in accordo con le altre Istituzioni che hanno competenza specifica in materia, corsi di formazione abilitanti i volontari per le Squadre Operative nello spegnimento a terra e per la qualifica di D.O.S., Direttori delle Operazioni di Spegnimento, passati da 216 unità del 2014-2015, quando la competenza era in capo al CFS, agli attuali 11! Le associazioni chiedono inoltre specifici sostegni in favore degli allevatori e agricoltori di montagna che intendano dedicarsi alla cura del sottobosco, in particolare vicino alle aree antropizzate e l’inserimento del tema degli incendi boschivi nell’ambito del PACC (Piano Regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici), che deve essere assunto come strumento sovraordinato di pianificazione della Regione Abruzzo.

Circa le azioni di emergenza si sottolinea come sia fondamentale organizzare interventi immediati con squadre a terra. I mezzi aerei sono infatti complementari ma non possono mai essere sostitutivi del lavoro compiuto sul posto, l’unico che porta davvero allo spegnimento degli incendi. A questo proposito è fondamentale poter disporre di un consistente numero di personale di pronto intervento, specializzato, munito di dispositivi di protezione individuale, di mezzi e di attrezzature, organizzato in squadre autosufficienti che dispongano di un D.O.S. (Direttore delle Operazioni dello Spegnimento, figura da creare con priorità assoluta). La Carta suggerisce anche alcune possibili modalità di reperimento di tale personale con un sapiente impiego del volontariato.

Sul terzo punto, il restauro e la manutenzione delle aree percorse da incendi, l’idea di base è quella di lasciar fare alla natura intervenendo solo là dove assolutamente necessario con la consulenza del già citato “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste”. In ogni caso la biomassa parzialmente combusta non va mai ceduta a fini lucrativi (es. all’industria della produzione energetica da biomasse) e anzi deve essere riutilizzata in loco al fine di realizzare interventi stabilizzanti del suolo. La Regione deve inoltre garantire la ricostruzione del sistema vivaistico regionale, oggi in abbandono. Questo anche per avere, in prospettiva, piante arboree e arbustive tipiche della vegetazione spontanea locale a disposizione per una più corretta gestione dei boschi, nel pieno rispetto anche delle norme di legge, a cominciare dalla già citata L.R. 4.1.2014, n.3 per cui si chiedono vigilanza e azioni concrete per una sua applicazione rigorosa, effettiva ed efficace.

Le associazioni chiedono infine alla Regione la sospensione della caccia per almeno due anni in tutto il territorio regionale o, in alternativa, per 15 anni nelle zone aperte alla caccia adiacenti alle aree percorse dal fuoco e di farsi promotrice, coinvolgendo la Conferenza Stato-Regioni, presso il Ministero della Giustizia, della richiesta di istituire una Procura Speciale Anti-incendi boschivi.

 

Firme:

Ambiente e/è Vita

AIPIN Abruzzo

Archeoclub d’Italia

Cai-Tam

Collettivo Studentesco Pescara

Conalpa

Ecoistituto Abruzzo

Fondazione Genti d’Abruzzo

Italia Nostra

Legambiente

Le Majellane

Lipu

Lo Spaz

Marevivo

Mila Donnambiente

Mountain Wilderness

Pro Natura

Scienza Under 18 Pescara

Soha

WWF

 

Fonte: WWF Abruzzo Montano

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