Cos’è rimasto di noi?
La neve sul finestrino del tram
la buccia secca dei mandarini
sui termosifoni
lo spartito scolorito
di una vecchia canzone francese
un abajour rosa antico.
Un quadro coi fiori,
un po’ naïf come noi,
comprato a buon mercato
un ciondolo con le crepe
che si ruppe in mille pezzi
una stanza vuota
una finestra arrugginita
che non si apre.
Un cardigan lungo alle ginocchia
che metto ancora
quando il freddo visita
la mia casa,
una coperta pesantissima
di lana rossa,
troppo pesante
troppo rossa.
Cos’è rimasto di noi?
Qualche parola non detta
in fondo a un cassetto di sogni
una manciata di verbi al futuro
volti al condizionale,
poi al passato remoto.
Una malinconia sommessa
una fragile apnea nella memoria,
una strana speranza
che l’amore,
come il calzino spaiato
che invano cercammo insieme
come la cosa più importante del mondo,
senza una ragione
possa ritornare,
ora che impotenti
ci siamo arresi alla fine.
di Antonella Delloro