A proposito della sentenza emessa sulla denuncia fatta da Teresa Nannarone. Ci sarà ancora molto di cui discutere e su cui confrontarsi, nonostante i passi di civiltà come questo: la sentenza che ha visto riconosciuto alla nostra amica e compagna Teresa il diritto di agire e ancor di più il diritto di manifestare. Perché è questo un altro punto: non solo il diritto di parola e di dissenso, il diritto di pensiero e di azione, ma anche il diritto ad occupare uno spazio, che è spazio di democrazia, ogni volta che sentiamo la necessità di manifestare per la libertà, l’equità e la solidarietà; ogni volta che sentiamo di voler manifestare il nostro pensiero attraverso la nostra corporeità, usata come in questa triste vicenda come spazio di delegittimazione e screditamento.
A Teresa, e a molte e molti di noi, questo diritto viene ancora negato: è sessismo, è omo-bi-transfobia, è xenofobia, è razzismo: è l’inadeguatezza di certi argomenti, che tuttavia vogliono persistere e sopraffare l’altro con la violenza dell’ingiuria. Oggi non vince solo Teresa, oggi facciamo tutti e tutte un passo in più in direzione della civiltà, un bene comune, un valore imprescindibile. La stessa civiltà e la stessa composta severità che noi, compagni e compagne democratiche, vogliamo garantire anche a quante e quanti fanno del turpiloquio l’unico mezzo di confronto.
Per loro non c’è gogna mediatica né pari moneta: per loro c’è la via della giustizia, via in cui la pratica del diritto è pratica di democrazia, non rivalsa o sopraffazione. Allora prendiamo di nuovo slancio e afflato da queste vicende, generiamo qualcosa di nuovo e utile per tutti e tutte, iniziamo a lavorare attorno ad uno strumento unitario contro le discriminazioni: siano esse ai danni di donne, solo perché donne; o ai danni di quanti e quante subiscono l’eteronormazione, figlia di un patriarcato tossico e chiuso. Prendiamoci cura delle vulnerabilità, andiamone fieri ed orgogliosi, ricerchiamo le differenze come valori, il confronto come metodo. Occupiamo lo spazio che ci spetta di diritto, fisico e virtuale, pubblico e privato, diamo voce al nostro esserci. Grazie Teresa, grazie a tutti e tutte quelle che trovano la volontà, il coraggio e l’energia per denunciare e contrastare l’odio e la sopraffazione: “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. È la qualità più bella di un buon rivoluzionario”.