In alcune condizioni è possibile chiedere che i propri fondi agricoli siano esclusi dal libero accesso dei cacciatori, ma la legge prevede che questo si possa fare solo nei trenta giorni successivi all’approvazione del Piano Faunistico Venatorio, ora imminente in Abruzzo con ventennale ritardo
Il WWF ha scritto ieri una nota all’Assessore regionale allo Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca Dino Pepe e al Dirigente del Dipartimento Politiche dello Sviluppo Rurale per chiedere che, in occasione della fase conclusiva dell’iter di approvazione (con enorme ritardo) del Piano Faunistico Venatorio Regionale sia adeguatamente pubblicizzata la norma che consente ai proprietari o ai conduttori di chiedere l’esclusione dei propri fondi dall’esercizio dell’attività venatoria, ai sensi dell’art. 15 della legge 157/92 e s.m.i..
«La normativa nazionale sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e sul prelievo venatorio – scrive il WWF nella sua nota – prevede la possibilità per il proprietario o il conduttore di un fondo di chiedere l’esclusione dei propri terreni dalla cosiddetta gestione programmata della caccia (art. 15, commi 3° – 6°, della legge n. 157/1992 e s.m.i.): per ottenere tale esclusione il proprietario o il conduttore deve inoltrare, entro trenta giorni dalla pubblicazione del piano faunistico-venatorio, al Presidente della Regione richiesta motivata da esaminarsi entro 60 giorni (art. 2 della legge n. 241/1990 e s.m.i.)».
«La richiesta – precisa l’associazione – dev’essere accolta se non ostacola l’attuazione della pianificazione faunistico-venatoria (art. 10 della legge n. 157/1992 e s.m.i.). È accolta, inoltre, in casi specificatamente individuati con norme regionali, quando l’attività venatoria sia in contrasto con l’esigenza di salvaguardia di colture agricole specializzate nonché di produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali o a fine di ricerca scientifica, ovvero quando sia motivo di danno o di disturbo ad attività di rilevante interesse economico, sociale o ambientale».
Ebbene, benché l’iter approvativo del nuovo Piano Faunistico Venatorio sia nelle fasi finali e benché dunque sia ragionevole ipotizzare la sua pubblicazione a breve, la Regione Abruzzo non ha al momento provveduto, come sarebbe suo dovere nell’interesse dei cittadini tutti, a fare in modo che i proprietari/conduttori siano adeguatamente informati della possibilità di esercitare tale diritto. Non risulta infatti sul sito web istituzionale alcun riferimento alle modalità, alle disposizioni generali e alle condizioni di ammissibilità riferite alle richieste di sottrazione dei fondi agricoli all’attività venatoria, né è chiarito a quale servizio debba essere presentata la richiesta e non è presente idonea modulistica.
«A questo punto la Regione deve dimostrare – commenta il coordinatore regionale delle guardie ambientali WWF Claudio Allegrino – di avere a cuore l’interesse di tutti gli abruzzesi e non soltanto quello della piccola minoranza dei cacciatori mettendo in condizione chiunque voglia e ne abbia diritto a sottrarsi all’incubo degli spari che in molti casi assediano letteralmente le abitazioni rurali e i piccoli borghi».
«Una occasione davvero “storica” da non sciupare», sottolinea il delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio, che spiega: «I piani faunistici andrebbero rinnovati ogni cinque anni, quindi ogni cinque anni i proprietari e i conduttori dei fondi agricoli dovrebbero avere a disposizione una finestra per sottrarre i propri terreni, se hanno i requisiti di legge, all’invadenza dei cacciatori. Il piano faunistico attualmente in vigore e che sta per essere sostituito da quello nuovo risale invece ormai a un ventennio or sono: con la sua inadempienza la Regione ha impedito a una intera generazione di esercitare un proprio diritto. Mi auguro che oggi voglia porre per quanto possibile rimedio pubblicizzando al massimo l’opportunità concessa dalla legge».