Finalmente è arrivata la tanto sospirata estate e con essa i mille problemi legati alla forma fisica, agli inestetismi, al sovrappeso… diciamo la prova costume che tanto ci terrorizza. La prima domanda è “cosa vediamo per strada e nei parchi nel periodo estivo?”: un agglomerarsi di soggetti di tutte le età che si improvvisano e cimentano nei più disparati pseudo sistemi di allenamento, dalla passeggiata alla corsa, dalla bicicletta al free style, dai circuiti al boot camp, e qui la seconda domanda “dove erano tutte queste persone durante l’inverno?”. La risposta e’semplice e scontata, la maggior parte a casa, sono le stesse persone che affermano che i luoghi chiusi come le palestre non fanno per loro ma che l’inverno è rigido e le giornate brevi per dedicarsi ad una qualche attività motoria. Beh a questo punto, escludendo da questa categoria i veri sportivi, quelli cioè che si allenano 12 mesi l’anno, tutto il resto ha poco a che vedere con lo sport, la salute, la forma fisica etc.. un livello minimo di attività nell’ultimo mezzo secolo al pari di un aumentato consumo alimentare: ecco quindi come ci si presenta questa dicotomia,da una parte oltre un milione di anni caratterizzati da movimento, dall’altra gli ultimi 40 anni la sedentarietà come fenomeno di massa diffusosi nelle popolazioni più industrializzate. Esaminando l’evoluzione storica dell’uomo in rapporto all’attività fisica, si evince che durante il periodo Paleolitico che va da circa un milione di anni fa fino a 10.000 anni fa,la necessità di sopravvivenza impegnava gli uomini ad un continuo movimento, i cosiddetti cacciatori raccoglitori (come cacciatori inseguivano le prede,come raccoglitori invece dovevano approfittare dei frutti nati spontaneamente dalla terra). Dall’Età della pietra antica si è passati poi al Neolitico, l’Eta’ della pietra nuova, che va da circa 10.000 anni a 4.000 anni fa, come periodo più tranquillo come movimento in quanto l’uomo aveva imparato a coltivate campi e allevare bestiame. Successivamente nacque anche l’utilizzo di arnesi metallici (Età dei metalli) e il passaggio dalla preistoria alla storia, fino al progresso scientifico e tecnologico degli ultimi quarant’anni in tutti i settori, durante il quale l’attività fisica si è drasticamente ridotta molto più, e velocemente, rispetto alle migliaia di anni precedenti. Quindi da considerare un ampio cambio di abitudini causa delle malattie del nostro tempo, diffusione avanzata di casi di sovrappeso e obesità, in particolare in popolazioni molto più tecnologicamente evolute. Maggiore disposizione di cibo, minore possibilità di smaltirlo, fa dell’attività fisica un punto di riferimento per i suoi effetti fisiologici che esplica sull’organismo. Innanzitutto classifichiamo i vari tipi di attività fisica: sportive, ginniche, domestiche, ricreative, lavorative, sessuali, abitudinarie. Iniziando con attività sportive il cui concetto dovrebbe essere chiaro una volta per tutte a ogni improvvisatore casalingo e della domenica, con il termine inglese “sport” indichiamo tutte le attività fisiche di tipo competitivo (caratterizzate da un certo agonismo). Quindi l’agonismo indica l’atteggiamento di misurarci e confrontarci con gli altri, e questa si badi bene è una caratteristica dell’essere umano a tutti i livelli già da bambini come conseguenza psicologica dell’istinto di conservazione dell’uomo. A sua volta possiamo classificare i vari tipi di sport in base al dispendio energetico e all’impegno psicofisico:
- Sport di forza,con applicazione di una notevole forza nel breve tempo,alta attività, grande dispendio energetico (ginnastica agli attrezzi,sollevamento pesi..).
- Sport di resistenza, con medio dispendio energetico, potenza muscolare, elevata attività respiratoria e cardiocircolatoria, moderata reattività psichica(ciclismo, podismo,nuoto..).
- Sport di agilità, a lavoro misto aerobico e anaerobico con elevata reattività psico-fisica, resistenza, attività cardio-respiratoria, media potenza e dispendio energetico, velocità nei movimenti muscolari (calcio,tennis,scherma).
- Sport di abilità, ad elevata reattività psichica( riflessi ,concentrazione) ma moderato impegno muscolare, di potenza e dispendio energetico (tiro a segno, golf, automobilismo etc…)
- Attività ginniche: si riferiscono ad esercizi eseguiti a corpo libero, quindi il complesso di attività motorie con effetti specifici(a seconda dei casi forza, resistenza, potenza..)
- Attività casalinghe, quelle cioè caratterizzate da attività motorie nella propria abitazione (cucinare,stirare…)
- Attività ricreative: sedentarie (guardare la TV) o non sedentarie (ballo).
- Attività lavorative (professionali e non).
- Attività sessuale: e qua la scienza medica attribuisce ad essa un ruolo addirittura terapeutico, esplicando oltre ai benefici fisiologici di una sana attività fisica, la riduzione del desiderio di cibo per effetto attenuante dell’esercizio sull’ipotalamo come centro regolatore della fame. Dal punto di vista del dispendio energetico è simile ad una corsa effettuata in egual tempo. La sonnolenza post-rapporto non deriva dallo sforzo bensì dalla trasformazione dell’ATP contenuta nelle cellule del cervello in ADP.(Dalle 13 alle 85 kcal l’ora per kg di peso corporeo).
- Attività abitudinarie,quelle cioè compiute durante la giornata (prendere l’autobus,stare seduti, guidare…).
Chiariti questi concetti, si evidenzia come siano molto lontani i concetti di sport e attività fisica e nello specifico la varietà di quelle che erroneamente si classificano come attività fisiche mettendole su di un piano equivalente. Dunque solo alcune attività non agonistiche possono offrire realmente dei tangibili benefici. Ora analizziamo le difficoltà di ordine pratico che emergono dal nostro retaggio psicologico e sociale, per cui sono molti che ritengono l’attività e fisica utile come terapia per la salute ma pochi che la esercitano. Di norma la scusa più plausibile resta quella della mancanza cronica di tempo ma in realtà c’è sempre dietro un fondamento di pigrizia. Basta gestire il poco tempo, se non se ne ha, in maniera specifica e sensata per ottenere buoni risultati ma al di là della presunta o reale mancanza di tempo, spesso si celano difficoltà di ordine psicologico: rientrano in questo tutte le attività che non stanno nella consuetudine per cui si avverte nel praticarle, un certo senso di disagio, come una forma di giudizio nei confronti del soggetto attivo. Di fatto solo istituzionalizzando l’attività fisica a livello sociale, molti di questi problemi scomparirebbero considerando anche il fatto più importante che uno strumento di prevenzione di tale importanza ed efficacia, ci fa considerare come costi molto meno una palestra di un ospedale. Passiamo ora agli effetti dell’attività fisica. Essa aumenta il dispendio energetico contribuendo a migliorare la massa corporea e il rapporto massa grassa /massa magra a favore di quest’ultima, contribuendo alla riduzione delle dimensioni degli adipociti: durante lo sviluppo si evita l’aumento del numero degli adipociti con un’azione fortemente preventiva dell’obesità. Riequilibra il senso di sazietà con aumentata produzione endorfinica mentre l’inattività stimola il centro ipotalamico della fame e provoca una richiesta di cibo superiore alle reali esigenze. Aumenta il metabolismo basale, azione particolarmente utile durante diete ipocaloriche,nella terza età e negli obesi. Aumenta la massa magra muscolare grazie ad una migliorata sintesi proteica(durante il dimagrimento ,la perdita di peso rappresenta la risultante dalla riduzione del tessuto adiposo ma anche di massa magra per cui l’attività fisica si oppone in maniera utile alla perdita di massa magra. Migliora il metabolismo lipidico prevenendo così le malattie degenerative quali l’aterosclerosi. Migliora la tolleranza agli zuccheri (nei soggetti diabetici si osserva una diminuzione della glicemia a digiuno). Combatte la cellulite perché migliora la circolazione, il drenaggio, l’ossigenazione dei tessuti. Notevoli i benefici sul sistema cardiocircolatorio per cui si allontanano i rischi di aritmie, ischemie, infarto del miocardio, come condizioni tipiche della sedentarietà (dopo un allenamento il cuore aumenta la sua vascolarizzazione e le sue fibre si contraggono meglio,la frequenza cardiaca di una persona non allenata si riduce di circa 10 battiti al minuto dopo appena qualche settimana di allenamento). Aumentano i capillari sanguigni, i globuli rossi. L’attività fisica risulta l’efficace nelle forme di media gravità di ipertensione (valori inferiori a 180mm/hg in quanto elimina la componente nervosa e migliora l’elasticità delle arterie). Inoltre si aumenta la resistenza alle malattie, parlando di sistema muscolare previene le vene varicose, edemi, reumatismi muscolari. Ancora contro artriti e osteoporosi, facilita lo sviluppo regolare dello scheletro, corregge malformazioni congenite acquisite per vizi di posizione o per cause professionali.
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